martedì 19 marzo 2013

Festa del papà

Non so perché (o forse perché quando ancora si realizza la rara congiuntura -io a casa/mio padre suona la tastiera e suona proprio questo pezzo- sono sicuro, come tutte le volte che succede, che la suona per me), ma stamattina la successione mentale San Giuseppe-Festa del papà mi ha convinto, a costo di apparir un po' stucchevole, di augurare buona paternità con queste parole, che consiglio anche ai figli che vogliono fermarsi a pensare un po' ai loro papà. E per eliminare un po' di stucchevolezza, le faccio cantare da chi non vi aspettereste mai.

Auguri, papà (singolare e plurale)!

venerdì 8 marzo 2013

8 marzo 20XIII...

...perché prima che il XIII secolo finisse, care mie, qualcuno celebrò la donna con parole da Vita Nova.
Ora, cosa cogliete nel termine "angelicare"?
Repressione dei sentimenti e dei desideri e smaterializzazione delle passioni e del corpo?
Oppure riconoscimento della capacità di comunicare la propria essenza come segno e simbolo del "senso immenso della vita" (è inutile, Gazzé non mi lascia in pace, per ora)?
Vi intriga questa seconda possibilità di lettura?
(D'altronde il fiorentino, almeno scrivendo la Comedia, dimostra di essere un tomista sfegatato e i veri tomisti, seppur con tracce di dualità, non sono mai dualisti!)
Allora fra poco potrete leggere le parole di una bellissima esaltazione del microcosmo femminile.
Al quale microcosmo, in tutte le sue singole espressioni, mando il mio sincero "In bocca al lupo!" perché abbia il coraggio, sempre e comunque e profondamente, di manifestare quell'altro aspetto della nobiltà umana che noi maschi non siamo ma di cui tutti abbiamo, oggi più che mai, una nostalgia immensa.

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender non la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
uno spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.

P.S.: Qua si approfondisce e qui e qui si pass(at)eggia.