martedì 4 novembre 2014

Di bambini e di scale

Sono stanco, in questo momento.
Non riesco a concentrarmi su nulla. Ho bisogno di rilassarmi e ogni tanto ciò mi riesce scrivendo di getto analisi di volti.
Due volti da focalizzare.
Un bambino di circa nove anni che qualche mese fa, forse poco prima che si aprissero le scuole, sale sorridente le scale di una chiesa (chiusa, ahimè), probabilmente immaginandosi alpinista che deve raggiungere la vetta per toccare il cielo, pirata all'arrembaggio che deve liberare gli oppressi, cavaliere che salta gli ostacoli per combattere i nemici del bene. Bellissimo! Nel suo sorriso c'è tutto il desiderio di crescere, di affrontare la vita, di non fermarsi mai!
Stamattina, invece, un bambino di circa sette anni, immobile sulle scale di una scuola (ancora chiusa, povero lui, così presto già a scuola e per di più solo e in attesa che qualcuno la apra): nessun sorriso su un volto che il mio cuore (quindi è solo una mia proiezione mentale) legge come se fosse un libro pieno di domande sul male presente nel mondo. Probabilmente sta solo pensando che qualcuno (mamma-papà-nonno-nonna-autista del pulmino-...) gli ha detto: "Mi raccomando, resta sulle scale finché non viene la maestra-il bidello (si può ancora dire così?)-qualcuno che apre la porta della scuola".
Ma perché non sappiamo aiutare i bambini a desiderare di salvare il mondo?

Nessun commento: