venerdì 21 agosto 2015

Barriti nella giungla - 16 (Confessione di mezza estate)

Gesù è risorto: chi mi conosce sa che non sono il tipo del "credere perché è così", "credere perché è scritto", "credere perché bisogna accettarlo per fede" (ma la fede non è una luce soprannaturale che potenzia la ragione naturale?). Insomma, la fede, cattolicamente intesa, non spegne il cervello (ogni cattolico che voglia davvero esser tale non dovrebbe spegnerlo mai). Ma questo non è post per grandi argomentazioni: lascio qui il punto di partenza della mia fede e il riferimento ultimo delle mie scelte (per quanto queste abbiano sempre bisogno di essere riviste proprio a partire da quel punto di partenza e riferimento). Chi mi conosce sa che sarò sempre felice di ragionare insieme anche a partire da prospettive completamente opposte.

P.S.: tutto questo perché in questi giorni sono rimasto affascinato da Maria, alzatasi, da Pietro, alzatosi, dai due di Emmaus, alzatisi anche loro: in modo diretto o indiretto, tutta gente che si alza perché Gesù, dopo la crocifissione, si è "alzato". Affascinato da un verbo? Hmmm, dalla costruzione del capitolo 24 di Luca e dal fatto che in Lc 1 si annoti questo movimento di Maria proprio tra il dono dello Spirito e il partire verso la casa di Elisabetta. Come se dal testo si volesse far percepire a chi legge qualcosa del tipo: "Guarda, c'è un'azione divina che rende capaci di sollevarsi da se stessi e vivere diversamente e il prototipo di tutto ciò sta in ciò che è avvenuto nel sepolcro di Gesù di Nazaret". Cioè, mi sento stimolato a riflettere sul cambiamento di soggetti a partire da un'esperienza totale (non semplicemente psicologica, non semplicemente sensibile, non semplicemente intellettuale, non semplicemente riferita a un aspetto parziale dell'essere umano).