domenica 22 dicembre 2019

Buon Natale!

Morto per noi. Sì, anche se non riusciamo a capirlo e facciamo fatica a pensare che la morte di Gesù, fatto avvenuto duemila anni fa, sia collegata alla nostra vita.
Allora, in fretta e furia butto giù due righe.
Gesù muore perché è uomo, quindi mortale. Ma Lui è Dio incarnato. Ogni sua azione è umana e divina: nel morire della sua umanità, Dio è presente.
Dio non è legato al tempo. L’essere presente nella morte di Gesù significa che quella morte ha valore per tutti gli uomini: allora, se è morto scegliendo di perdonare i suoi assassini, vuol dire che è morto scegliendo di perdonare tutti coloro che, in ogni attimo del tempo, hanno fatto qualcosa contro di Lui direttamente o indirettamente attraverso ogni tipo di colpa morale.
È morto pensando a me e perdonando tutto quello che io, nato nel 1974, avrei fatto contro di Lui peccando in pensieri, parole, opere e omissioni tra XX e XXI secolo.
La Sua morte mi interessa. La Sua morte è il mio perdono. La Sua morte è la mia vita.
Buon Natale, perché nasce Chi ha deciso di farlo per morire per noi.

venerdì 7 giugno 2019

Sproloqui alla fine di una giornata uguale a due parentesi che mi hanno protetto da mille tensioni

Dopo aver letto l'ennesima pagina su come il mondo cambia e il fatto che noi cattolici non ce ne rendiamo conto, si è acceso nella mia testa un neurone con l'immagine di una mia pagina letta qualche minuto prima, questa su San Francesco.
Ora mi dico (a me stesso intanto... se leggi perché ho condiviso su fb o twitter o whatsapp, sto chiedendo pure a te): ma Francesco d'Assisi (uomo vissuto al tempo storico del fermento dei comuni, uomo vissuto durante il trapasso culturale dal platonismo all'aristotelismo, uomo che ha espresso la sua spiritualità nella forma nuova dell'ordine religioso mendicante), si è mai posto il problema come lo poniamo noi oggi, ovvero di un cambiamento culturale, sociale che mette in discussione una visione dell'uomo e del mondo fondata su Cristo?
O per Francesco (amato da tutti, cristiani e no) la domanda era semplicemente: come io posso conformarmi a Cristo, in questo mondo senza essere di questo mondo?
Da commerciante a povero, da uomo d'arme alla ricerca della gloria personale a cantore della gloria di Dio che splende nella creazione (tutta, fino alla morte e alla dimensione spirituale dell'inferno e del Paradiso, che significa lodare Dio per la creazione dell'uomo come creatura libera di scegliere il bene e rifiutare il male se segue la volontà di Dio... rileggiamoci la chiusura del Cantico), da uomo attento ai propri piaceri (feste e ribrezzo dei lebbrosi) a uomo dedito a piacere a Cristo Crocifisso presente nei crocifissi che incontra.
Dov'è, in tutto questo, il pensare che il mondo cambia e tale cambiamento è il paradigma culturale che ci spiega il Vangelo? O c'è qualcosa che non capisco bene?
Una vocina lontana di quando ero studente mi dice che non si sfugge alla propria dimensione culturale... ma appunto questo mi sembra il nostro difetto moderno, impedire al Vangelo di essere quella critica che accoglie ogni cultura e la purifica e la eleva (e questo è il Concilio Vaticano II, sia chiaro), in quanto  ci siamo chiusi in un vicolo cieco (cartesiano, quindi idealista, e nietzschiano, quindi volontarista): la chiave di lettura per intendere l'uomo è l'autodeterminazione assoluta, senza la quale non si può accogliere Vangelo e Salvezza, Vangelo e Salvezza che, però, se dipendono dall'autodeterminazione assoluta dell'uomo, non sono più dono di Dio, ma proiezioni umane.
Ma Gesù non è venuto ad incontrare forme vuote ideali (uomini intesi come libertà assoluta) che si storicizzano ogni volta che un bisogno si manifesta come desiderio che vuole essere realizzato.
Zaccheo, la Maddalena, i pescatori di Galilea sono già storia vissuta, cultura, ferite, bisogni frustrati, desideri realizzati, volontà deboli o forti, con un loro spazio d'interiorità nel quale Dio ha parlato ed è stato in qualche modo respinto o accolto...
Voglio dire, se io fossi autodeterminazione assoluta determinerei anche bisogni e desideri, non mi sentirei determinato da essi per pensare poi di essere libero perché posso soddisfarli come voglio (credendo ulteriormente di essere libero in tale scelta, quando anch'essa è determinata da uno spettro di dati culturali ed esistenziali di cui non so nulla perché mi circondano come l'aria e li do per scontati).
Quindi, è in questo guazzabuglio non assoluto che sono io, in cui si concentrano una serie di dati culturali e sociali ed esistenziali, che arriva l'annuncio del Regno di Dio ormai vicino. Arriva per far emergere che io sono più del cammino che la storia del mondo tutto ha fatto per giungere a me: sono parte di quel Regno che si sta per compiere, quindi sono non solo passato che si invera nel presente, sono anche futuro, in quanto il Regno ormai vicino compie il tempo e la mia conversione realizza quello che non sarei se non accettassi il compimento del tempo nel Regno.
In altre parole, posso criticare (passare letteralmente al setaccio) ciò che mi ha portato ad essere ciò che sono, per far emergere quello che ancora non sono, o non è emerso.
Allora, se l'età moderna da Cartesio in poi ci suggerisce o ci dice chiaramente che nei cambiamenti (nel progresso, in ciò che modifica ciò che è stato trasmesso) c'è verità, Gesù ci dice invece che nel compimento c'è verità. Non il cambiamento in sé, ma ciò che mi compie con tutto il processo che mi orienta al compimento è verità. Non l'autodeterminazione assoluta (o relativa, o qualunque idea di libertà individuale che ha solo nel soggetto il suo fondamento) mi definisce, ma la domanda sul sorgere della mia libertà, sulle sue condizioni, sulle sue possibilità, perché possa davvero convertirmi per lasciar compiere il tempo di me stesso ed essere ciò che solo nel Regno posso essere, accolto l'annuncio di Gesù.
Torno a san Francesco: nel suo tempo, è diventato universale perché si è conformato a Cristo.
Non dovrebbe essere difficile, ci possiamo riprovare. Ripartire da lì, da quell'annuncio valido sempre, sia per ebrei del lago di Tiberiade degli anni 30 del primo secolo d. C., sia per i pagani di ogni secolo, sia per i cristiani di ogni era: Il Regno di Dio è vicino e il tempo è compiuto, convertitevi e credete al Vangelo.

Perché non ci lasceranno mai!

Cara M. S.,
spero non ti dispiaceranno queste righe... sai che faccio, le mando anche a tutti coloro che si trovano come noi due, con (almeno) una nonna o un nonno in Paradiso.
Ieri c'è stato il funerale di tua nonna, l'altro ieri, quando ci siamo visti (il 5 giugno), mia nonna materna compiva 103 anni, di cui quasi sette vissuti oltre lo spazio e il tempo, in quello che i filosofi chiamiamo eternità e da bambini impariamo a chiamare, in modo più simpatico, Paradiso.
Mi ricordo uno degli ultimi dialoghi con lei, iniziato con le lamentele dovute al non voler più mangiare e con una specie di rimprovero dovuto al fatto che voleva morire (nota bene: mi sembrava che rimproverasse qualcuno perché non morisse, non che soffrisse perché non moriva). Poi, calmandosi la sua energia vitale e rilassandosi un po', mi chiedeva: "Ma io quanti anni ho?". E io: "Nonna, quanti anni hai? Fatti il conto, sei nata nel 1916, siamo nel 2012... quanti anni mancano per avere cento anni?". Non mi ricordo se riusciva davvero fare il conto esatto, ma quando realizzava di essere arrivata a 96 anni, allora diceva speranzosa: "Allora, se campo altri quattro anni, arrivo a 100 anni?". E io, sornione: "Ma se non mangi, come fai ad arrivare a 100 anni?". Meno male che poco prima rimproverava: "Voglio morire... Perché vivo ancora?".
Ti racconto queste cose perché sono convinto che noi nipoti siamo tutti legati, qualunque età abbiamo e qualunque tipo di nonne e nonni abbiamo avuto.
Siamo legati dal loro affetto per noi, che è una specie di affetto di mamma senza le preoccupazioni che hanno le mamme...
Siamo legati dalla loro cucina buonissima, se sapevano cucinare, o sempre a disposizione, se non cucinavano loro ma non risparmiavano su quello che avevano in frigo o in dispensa quando dicevi di aver fame...
Siamo legati dal loro essere fuori dal tempo... i nostri genitori, quelli sì, vivono nel loro presente e faticano a capire tante cose e non dobbiamo mai arrenderci per capirci a vicenda... ma i nonni... piccoli come noi quando siamo piccoli, ragazzi come noi quando siamo ragazzi, giovani come noi... sembra che invece di invecchiare per i fatti loro, crescono in base alla crescita dei nipoti e ricominciano quando spunta un nuovo nipote!
Noi nipoti siamo tanto legati che quando muore un nonno o una nonna, è come se morisse il nostro.
Giorno 5, ho celebrato la messa per alcuni amici miei che stanno vivendo una situazione molto spiacevole. Ma non potevo non celebrarla anche per mia nonna e quindi per mio nonno e quindi per gli altri nonno e nonna. Ho chiesto a loro 4 di pregare per i miei amici, di vederli dal Paradiso come se fossero loro nipoti. Ho chiesto a Gesù di aiutare i miei amici, accogliere in Paradiso i miei 4 nonni e di ascoltare le loro preghiere per i miei amici. La preghiera è una specie di giro che ci avvolge tutti.
In questo giro, vuoi entrare anche tu? Non è difficile... Puoi afferrare la mano di Gesù e chiederGLi di prendere con l'altra tua nonna e poi prendere la mano di tua nonna e chiederle di tenerti legata a Gesù. Oppure, afferra quella di tua nonna e chiedile di aiutarti a trovare la mano di Gesù.
Magari, un giorno ci accorgeremo che in questi incroci di mani le preghiere ci hanno aiutato tanto e hanno permesso a tanti di trovare le mani giuste per non perdersi nella vita e trovare la strada giusta per il Paradiso.
Ti saluto!
Se serve, sai che ci sono!
don Luca
P.S.: i miei nonni sono di casa in questo blog. Le parole in rosso sono link ad alcuni post in cui essi sono protagonisti.

E 45 fu!

Non vi ho ancora ringraziato come si deve, lo faccio in ritardo, ma ho il piacere di immortalare sul mio blog la festicciola che mi avete preparato giorno 28, con tanto di torta e candeline e, come riusciamo a fare solo noi che culturalmente abbiamo un rapporto col cibo denso di significati, una marea di cose buone da mangiare. Con questo grazie vorrei raggiungere chi non ho ringraziato giorno 28, in particolare chi non è potuto passare e chi è dovuto scappare! Sono felice del fatto che siate riusciti ad organizzarvi! Un bel passo avanti verso un vero spirito comunitario che spero possa farsi sentire per l'occasione della festa di San Luigi. Ma non mettiamo sul fuoco altra carne... queste righe sono davvero solo per esprimervi gratitudine e affetto! Che bella sorpresa mi avete fatto! I 45 mi sembrano più colorati e luminosi rispetto a come immaginavo!

giovedì 24 gennaio 2019

Esercizi spirituali/5

Prima lettera ai Corinti di san Paolo, apostolo, capitolo 12, versetto 31; capitolo 13, versetti da 1 a 13.

L'elogio dell'Amore

In greco, Paolo scrive AGAPE: non può ridursi a semplice carità (ciò che io do), ma è ciò che io non ho e ricevo.

L'Amore è quella realtà di cui tutti abbiamo bisogno e che tutti cerchiamo. Tutte le relazioni umane sono vitalizzate dall'Amore, soprattutto quando si è Chiesa (in quanto battezzati) e si pensa di poter dire "A me non interessa" oppure "Io non ho bisogno".

Questo brano possiamo dividerlo in tre parti, seguendo san Tommaso d'Aquino:

13, 1-3: distinguiamo l'amore quanto a necessità;
              le opere "d'amore" più grandi senza amore non valgono niente!

13, 4-7: distinguiamo l'amore quanto a utilità;
              fede e speranza vivificate dall'amore, altrimenti inaridiscono!

13, 8-13: distinguiamo l'amore quanto a permanenza;
              l'amore che cerco, l'amore a cui aspiro, rimane, permane di fronte a me, tanto da essere io amato (conosciuto) e, più procedo nella conoscenza di questo amore, più amerò come sono amato.

Fin qui, i miei appunti in estrema sintesi.

Una piccola considerazione personale: Paolo ha fatto un'esperienza dell'amore divino particolare, in quanto si è sentito cercato, voluto, amato da Cristo proprio quando, invece, Paolo stava perseguitando i cristiani. Da questa esperienza nasce questa dinamica dell'Agape, non come sentimento personale, non come decisione o atto personale, ma realtà che è in relazione con me e che mi attira perché io entri in relazione con essa. Paolo ci sta insomma dicendo che nonostante il male nel mondo, l'Agape resta e permane perché il cuore dell'uomo riconosca in se stesso il bisogno di essere amato e si rivolga all'Agape. Non rinunciamo mai ai nostri bisogni d'amore, ma, senza chiuderci egoisticamente in essi, ascoltiamo in essi il richiamo dell'Agape che ci invita a cercare Lui, che è Cristo, nato e vissuto e morto e risorto per noi.

L'uomo di oggi, l'uomo della tecnica, l'uomo del tutto e subito, l'uomo che vede l'infinitamente piccolo e raggiunge l'infinitamente distante oltre il sistema solare, l'uomo che non si domanda più il perché più profondo perché gli basta essere soddisfatto in superficie, non riesce a scoprire quanto scoprì san Paolo, lasciandolo in eredità a tutti noi (Lettera ai Romani, capitolo 8, versetti da 28 a 39):

28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

(Inno all'amore di Dio)

31Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?33Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! 34Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
35Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?36Come sta scritto:

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo considerati come pecore da macello.

37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, 39né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.


In fin dei conti, l'Essenziale è invisibile agli occhi... ma Ti manca, in ogni cosa e persona e situazione di cui senti la mancanza o ti senti alla ricerca di un senso più profondo.

martedì 22 gennaio 2019

Esercizi spirituali/3

Sacrificio: non mancanza di qualcosa o privazione, ma, al contrario, presenza, poter disporre di se stessi per trasformarsi in offerta gradita a Dio (eco di don Milani in questa lettera del 14 marzo 1944 alla madre: Quando uno liberamente regala la sua libertà è più libero di uno che è costretto a tenersela).

Nella lettera agli Ebrei, dall'umanità di Cristo vissuta come dono al Padre fino alla fine si giunge al fatto che Gesù è, in quanto martire-testimone perfetto di questo dono, sacerdote. Prima, il sacerdozio era ciò che ti abilitava a offrire il sacrificio. In Cristo, siamo partecipi del suo sacerdozio e possiamo offrire noi stessi a Dio.

A cosa porta la dinamica di un'esistenza sacerdotale (nel senso cristiano fondamentale, prima che nel senso dell'essere prete)? A domandarsi radicalmente se:
1. mi appartengo veramente (ho raggiunto la maturità e l'equilibrio per scegliere chi essere e come vivere);
2. sono davvero libero?

lunedì 21 gennaio 2019

Esercizi spirituali/2

San Paolo ai Corinti, 12, 1-6

1 Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell'ignoranza. 2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. 3Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!, se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
4Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: 8a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; 9a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell'unico Spirito, il dono delle guarigioni; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l'interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose le opera l'unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.


Dall'uno ai molti.
Dall'unico Spirito di Cristo, le differenziazioni nei doni che perfezionano le persone e così le relazioni tra queste, cioè la comunità.
Dall'unico Cristo Gesù Signore, le differenziazioni nelle diaconie (i ministeri, cioè gli ambiti di servizio, di dono, di impegno in favore degli altri).
Dall'unico Dio, le differenziazioni del suo agire che crea e sostiene nell'esistenza ogni cosa in tutto sempre.
Cos'è dunque la Chiesa? Questo Corpo in continua nascita, formato costantamente dall'azione dello Spirito che agisce in ciascuno di noi; questa Sposa in continua preparazione, che scopre lungo i secoli come lo Spirito la sta rendendo affascinante.
Sono quindi Chiesa? Se Cristo è davvero il mio Signore, lo Spirito dà forma alla mia vita tale da rendermi Corpo di Cristo, unito non una volta per sempre a Lui, ma costantemente rinnovato nel mio rapporto con Lui e i suoi e miei fratelli.
Gesù, Signore, allora donaci ad essere disponibili a vivere questa Unità divina che si manifesta nelle differenziazioni. Non farci esaltare le diversità, come se il nostro essere Chiesa nasca da noi. Aiutaci a comprendere che il Padre Tuo e nostro è la nostra continua origine: contemplando Te che sei generato per Amore da Lui e in Lui dimori nell'Amore, possiamo scoprirci rinnovati sempre da questo Amore che è il Tuo Spirito, che forma nella nostra vita il Tuo Corpo facendoci dimorare con Te nel Padre e servire con Te i fratelli, ognuno con i doni ricevuti e la chiamata al servizio che da essi nasce.

Esercizi spirituali/1

Da adesso al pranzo di venerdì prossimo.