mercoledì 25 novembre 2020

Piove

Caro Raffaele, avevo iniziato questo ricordo col viso asciutto e il cuore pesante. Ma alla fine, lo sto concludendo (e aggiungendo queste righe iniziali), con la tristezza che trova lacrime per uscir via e un bonario sorriso sulle labbra: il fatto è che tanti ricordi sono impastati di scherzi e risate che, grazie a Dio, stemperano il dolore. Ero partito spinto dalla pioggia che un'oretta fa cadeva su Ragusa e mi sono ritrovato a chiederti preghiere e segni fatti di piatti di pasta... Prega per noi, caro Raffaele!

Piove come un'acquazzone estivo, ma il freddo intorno è quello dell'inverno.

Piove rumorosamente come una serata di festa in compagnia, ma il silenzio dentro è quello della solitudine.

Piove facendo respirare l'aria e inspiro, espiro, inspiro, espiro, ma la strana sensazione di naufragio non passa.

Anzi, da un paio d'ore scarse mi gira un po' la testa... naufrago e disorientato.

Alle medie imparai a memoria le parole di Carducci:

«sei ne la terra fredda

sei ne la terra negra

né il sol più ti rallegra

né ti risveglia amor».

So bene che adesso, invece, sei nella gioia del Sole che sveglia col Suo Amore da ogni freddo e oscurità. Sono io che faccio fatica a cambiare prospettiva nel modo di pensarti e nel modo di sentirti ancora vivo.

Tra tutte le buffonate che ti ho combinato (oggi parlando con un amico che tu conosci bene, è tornato alla mente il viaggio fino ad Assisi al ritmo di canzoni ovviamente trasformate e ricucite su di te), questo tuo farti prendere dal Covid e ritornare dall'ospedale dritto dritto nella tomba è il tiro mancino più riuscito: mettermi pesantemente e seriamente nella condizione di ripensare a me stesso e alle mie relazioni alla luce della Risurrezione come fatto che ora, in questo momento, avvolge te, interpella me.

Per una volta, sono io che non ci sto capendo granché: so che mi manca il sapere che tu sei ancora qui, a portata di mano, di riunione, di telefonata...

Scrivere, come sempre, mi fa bene. Ma prega perché non si addormenti in me questa possibilità di questo nuovo sentiero per meglio volerci bene e ritrovarci oggi in Cristo Risorto.

Prega per tutti! Ora che non tu sei da solo al primo piano del seminario, ma tutti noi siamo un po' più soli quaggiù sulla Terra, tocca a te non dimenticarti di quanti hanno bisogno delle tue preghiere. Santa Teresina ha scelto le rose come segno di consolazione per i suoi devoti. Se ti va, in memoria di quella rischiosa e buonissima spaghettata notturna, fra me e te va bene anche un piatto di pasta (non ti formalizzare sul tipo... mi impegno a fare discernimento!).

Sembra che abbia smesso di piovere... il sole illumina un palazzo che vedo in fondo dalla finestra della canonica, la prima che da sulla rotonda. Sembra quando finivamo un esame andato bene e ci sentivamo più leggeri...

venerdì 20 novembre 2020

È l'alba.../1

S. E. PAOLO URSO,  vescovo di Ragusa dal 2002 al 2015, Educhiamoci alla speranza, p. 10-11 (il sottolineato nel testo è mio):

"A nessuno sfugge l'importanza dell'educazione alla speranza, soprattutto se si è convinti che «educare alla speranza significa educare alla vita e alla gioia... è dare significato a tutto ciò che siamo, che facciamo, in cui crediamo. Educare alla speranza significa rapportarsi con gli altri, co se stessi, con il mondo, in modo positivo. Nei momenti di delusione e di sconforto è importante dare speranza, risvegliare la fiducia su di sè, sulla vita, sugli altri, sullo stato. Ad un giovane bisognerebbe insegnare a vivere il presente in modo attivo e costruttivo, fare tesoro delle esperienze passate con lo sguardo proteso al futuro» (1)".

P.S.: dare (o forse meglio trovare?) significato  a tutto ciò che siamo, che facciamo, in cui crediamo. Ma per fare questo occorre fermarsi e scavare dentro ciò che siamo, che facciamo, in cui crediamo. Senza significato si naviga a vista. Dove arriverò mai?

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(1) EMIDIO TRIBULATO, L'educazione negata. Il malessere educativo nelle società occidentali, EDAS, Messina 2004, in www.cslogos.it.

Ciao, don Romolo!

L'altro giorno, forse per l'ennesima fake news, mi hai fatto riflettere. Tu in ospedale, io in canonica. Tu a dialogare con sorella morte (sarai riuscito a farle verbalizzare almeno un po' di rimorso per le paure e le ferite che provoca? Sarà riuscita a rivelarti senza farti soffrire troppo la sua luminosissima funzione di porta verso la Vita eterna?), io a mettere in mente qualche parola in fila.

Ho visto la tua vita (quel tratto potente che tutti conoscono e che ti identificava più di altri) e la tua risurrezione. Non due cose diverse, ma la tua vita che è risurrezione.

Oggi sarà pure appannato e poco incisivo, ma l'annuncio della risurrezione di Cristo ha plasmato la storia umana. Mi viene da chiedere come un evento che anche i teologi chiamano metastorico possa avere questo impatto nella vita dei popoli e questa potenza concreta e pratica.

Tu, come tutti quelli che ci credono davvero in Cristo risorto, siete la risposta. Si dice risurrezione e si pensa all'al di là e si torna ai fatti concreti dell'al di qua come se la cosa per ora non avesse a che fare con niente e nessuno. Ma per te (e per tutti quelli che ci credono davvero in Cristo risorto), risurrezione è stato il tuo amore, da te vissuto in particolare per quel segno visibile dell'amore invisibile di Cristo che le coppie e le loro famiglie sono.

La tua risurrezione in Cristo non è affare della fine del mondo o del Paradiso. Sei costantemente risorto quando ti donavi a chi cercava di scoprirsi coppia nel fidanzamento, a chi desiderava camminare come coppia nel matrimonio, a chi scoppiava ma non voleva arrendersi e buttare alle ortiche il legame vissuto. Sei vissuto da risorto ogni volta che tenacemente e come se fosse la prima volta tentavi di coinvolgere noi preti e di farci riflettere sulla bellezza dell'accompagnare mogli e mariti, genitori e figli. Sei stato risurrezione offrendo te stesso perché, accogliendoti come compagno di strada portatore della novità di Cristo Risorto, altri scoprissero di essere anche loro risurrezione.

Insomma, Romolo, vediamo se ci riesco senza giri di parole: chi crede in Cristo, non aspetta la risurrezione. Sa che è risurrezione, perché Cristo lo ha reso tale. Vive la risurrezione, perché Cristo vive in lui. Ogni coppia, ogni amico, ogni fedele, ogni conoscente che ti piangerà è segno che tu sei risorto, perché quello che tu hai donato loro è stato l'amore risorto di Cristo.

Grazie per tutto e per questa ennesima riflessione! Prega per me e tutto il nostro presbiterio e la nostra diocesi: possiamo credere e vivere davvero da risorti! E tu che ora hai completato la strada, prendici per mano quando giungerà il momento di completare la nostra.

Ciao!

P.S.: bussa al cuore del buon Dio, ora che puoi farlo da vicinissimo, e ricordaGli che a noi tutti (che avremmo voluto rivederti qui) piacerebbe riabbracciare Raffaele lungo le nostre strade terrene. E portagli anche il cestino pieno di preghiere che si trova a San Luigi ai piedi dell'altare: se ti dice che le conosce già, sii tenace come sempre e non demordere nel ricordarGliele!

È l'alba.../intro

In pochi secondi, senza clamore, la luce si fa più intensa e dal buio della notte germoglia il nuovo giorno. Non è tempo, questo della pandemia e della seconda ondata, per trovare letizia nel sole che sorge, fatto più scontato (ma, paradossalmente, sul quale non si può vincere una scommessa infinita) della storia. Non sai se il nuovo giorno sarà quello in cui ti contagi o il contagio che hai già preso si manifesterà, non sai quale notizia triste ti accompagnerà fino al momento di assopirti, non sai quali lacrime manifeste dovrai accogliere o gemiti inespressi dovrai intuire, non sai se avrai la forza per piangere con chi piange cercando di capire se la tua compagnia dovrà essere di presenza consolante o silenziosa...

Ma voglio ricordami chi sono, oggi. Voglio attingere a un dono che, purtroppo, dimentico. Voglio credere davvero che, da quasi duemila anni, ogni alba è il prolungamento di quel momento in cui la storia, per sempre, è diventata nuova, annunciatrice non più del tempo che diventa passato polverizzando ogni vita, ma del futuro che valorizza il presente e ogni vita rende speranza.

Un sepolcro è stato ritrovato vuoto. Nessuno ha rubato il cadavere. La speranza ha un fondamento: Gesù. La speranza ha una fonte: Gesù. La speranza ha una via: Gesù. La speranza ha una meta: Gesù (1).

Il sole è sorto, da pochi momenti non è più nascosto dalle case che, ad est, vedo dal balcone della canonica. In questo unico nuovo giorno, mai tramontato dopo che Cristo lo inaugurò con la sua risurrezione, posso vivere sperando, anche se tutto mi dice che è pazzia, contro ogni speranza (2).

Inizio andando a lavare un po' di roba depositata nel lavello (altrimenti, la quotidianità sfugge e la speranza diventa vana utopia).

P.S.: sistemando prima dell'alba un po' del mio eterno disordine, mi capita tra le mani un volumetto, Educhiamoci alla speranza. Risale al 2014, sembra risalga a un era storica lontanissima, mi sembra già il titolo una profezia (nel senso biblico (3): ciò che rivela l'irruzione di Dio nella storia, chiarificando chi siamo e facendoci scoprire la strada della vita personale e comunitaria), profezia attualissima che vale la pena riprendere in mano per non dare l'ultima parola all'ansia, all'angoscia, alla paura, alla tristezza, al bisogno frustrato di una vita pre-covid che aveva smarrito la bellezza degli abbracci, delle strette di mano, dello stare insieme per godere dello sguardo degli altri... Non so se ci riuscirò, ma spero ogni giorno di trascriverne un piccolo paragrafo, per tornare ad educarci alla speranza. 

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(1): vale la pena rileggere queste parole.

(2): Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 4, 18-25: [Abramo] credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. 20Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. 23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato24ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

(3): interessante articolo.