venerdì 20 novembre 2020

Ciao, don Romolo!

L'altro giorno, forse per l'ennesima fake news, mi hai fatto riflettere. Tu in ospedale, io in canonica. Tu a dialogare con sorella morte (sarai riuscito a farle verbalizzare almeno un po' di rimorso per le paure e le ferite che provoca? Sarà riuscita a rivelarti senza farti soffrire troppo la sua luminosissima funzione di porta verso la Vita eterna?), io a mettere in mente qualche parola in fila.

Ho visto la tua vita (quel tratto potente che tutti conoscono e che ti identificava più di altri) e la tua risurrezione. Non due cose diverse, ma la tua vita che è risurrezione.

Oggi sarà pure appannato e poco incisivo, ma l'annuncio della risurrezione di Cristo ha plasmato la storia umana. Mi viene da chiedere come un evento che anche i teologi chiamano metastorico possa avere questo impatto nella vita dei popoli e questa potenza concreta e pratica.

Tu, come tutti quelli che ci credono davvero in Cristo risorto, siete la risposta. Si dice risurrezione e si pensa all'al di là e si torna ai fatti concreti dell'al di qua come se la cosa per ora non avesse a che fare con niente e nessuno. Ma per te (e per tutti quelli che ci credono davvero in Cristo risorto), risurrezione è stato il tuo amore, da te vissuto in particolare per quel segno visibile dell'amore invisibile di Cristo che le coppie e le loro famiglie sono.

La tua risurrezione in Cristo non è affare della fine del mondo o del Paradiso. Sei costantemente risorto quando ti donavi a chi cercava di scoprirsi coppia nel fidanzamento, a chi desiderava camminare come coppia nel matrimonio, a chi scoppiava ma non voleva arrendersi e buttare alle ortiche il legame vissuto. Sei vissuto da risorto ogni volta che tenacemente e come se fosse la prima volta tentavi di coinvolgere noi preti e di farci riflettere sulla bellezza dell'accompagnare mogli e mariti, genitori e figli. Sei stato risurrezione offrendo te stesso perché, accogliendoti come compagno di strada portatore della novità di Cristo Risorto, altri scoprissero di essere anche loro risurrezione.

Insomma, Romolo, vediamo se ci riesco senza giri di parole: chi crede in Cristo, non aspetta la risurrezione. Sa che è risurrezione, perché Cristo lo ha reso tale. Vive la risurrezione, perché Cristo vive in lui. Ogni coppia, ogni amico, ogni fedele, ogni conoscente che ti piangerà è segno che tu sei risorto, perché quello che tu hai donato loro è stato l'amore risorto di Cristo.

Grazie per tutto e per questa ennesima riflessione! Prega per me e tutto il nostro presbiterio e la nostra diocesi: possiamo credere e vivere davvero da risorti! E tu che ora hai completato la strada, prendici per mano quando giungerà il momento di completare la nostra.

Ciao!

P.S.: bussa al cuore del buon Dio, ora che puoi farlo da vicinissimo, e ricordaGli che a noi tutti (che avremmo voluto rivederti qui) piacerebbe riabbracciare Raffaele lungo le nostre strade terrene. E portagli anche il cestino pieno di preghiere che si trova a San Luigi ai piedi dell'altare: se ti dice che le conosce già, sii tenace come sempre e non demordere nel ricordarGliele!

1 commento:

Unknown ha detto...

Non ci sono parole da aggiungere a questa profonda riflessione. GRAZIE A TE PADRE LUCA Tutti noi dobbiamo ringraziare il buon Dio per avere avuto la fortuna di incontrare nel nostro percorso umano testimoni come Don Romolo.