lunedì 4 ottobre 2021

Dire, fare, baciare, lettera o... Testamento?

Piccolino: così si definisce san Francesco nel Testamento che scrisse pochi mesi prima di morire.
Ci lascia, così, una grande eredità, forse l'essenziale della sua grande eredità. E, come dice bene l'autore del Piccolo Principe, "l'essenziale è invisibile agli occhi".
Poverello, fratello universale, costruttore di pace, amante della natura, riformatore, "santo" (tra virgolette nel senso miracolistico e sovrumano del termine) magari anche anticonformista, ribelle, precursore di chissà cosa... chi di noi ha mai sentito parlare di san Francesco piccolino?
Se non si legge il Testamento o altri passi delle Fonti Francescane nei quali è presente letteralmente questa definizione o emerge con forza (cito, per esempio, a memoria un passo che nella memoria collettiva e a causa anche del bellissimo Forza Venite Gente è molto romantico e poco drammatico: "Quando il frate portinaio ci riconoscerà  e ci caccerà dicendo: -Francesco, va via, non abbiamo bisogno di te, illetterato e ignorante, abbiamo molti migliori di te!-, allora, frate Leone, scrivi che è perfetta letizia), l'essere piccolino di Francesco resta invisibile.
Ora, che l'essenziale resti invisibile fa parte, direi, del suo mestiere. Ma il mestiere di chi vuole conoscere e comprendere qualcosa o qualcuno è proprio quello di tuffarsi verso l'essenziale, attraversando quello che sorge dall'essenziale. Arrivati alla sorgente, tutto quello che abbiamo attraversato lo comprenderemo meglio.
A mio parere, più leggo le Fonti, più cerco di capire Francesco, più capisco meglio il suo percorso grazie al suo chiamarsi "Francesco piccolino".
Poco fa ho conosciuto tramite foto un neonato di appena tre giorni. Il 29 settembre è nata mia cugina. Che risorse hanno questi bimbi in questo momento?
Sono poveri di tutte le capacità intellettive e relazionali che svilupperanno crescendo nel rapporto con i genitori e i parenti e tutti gli altri e ricchi solo di tale rapporto
Sono guardati con tenerezza anche dagli estranei perché in ogni bimbo che nasce in qualche modo proiettiamo le nostre speranze ancora attive o ormai svanite, rendendolo così un fratellino che può continuare quello che noi vorremmo o avremmo voluto realizzare.
Sono inermi e pacifici, miti e totalmente (fisicamente e mentalmente ed emozionalmente) abbandonati nelle mani degli altri, armati solo di quell'arma inoffensiva che è il pianto (va bene, l'udito, il sistema nervoso, il sonno dei genitori forse sono vittime di una guerra atroce, ma il pianto è un linguaggio, non un capriccio).
Sono un germoglio della natura di cui prendersi cura custodendoli nei loro bisogni primari (fame, sete, pulizia, sonno), evitando sovrastrutture (che forse ormai non evitiamo più).
E qui mi fermo.
Poverelli, fratellini, pacifici, immersi ancora (senza potersi porre di fronte) nel loro essere parte del creato tanto da aver bisogno di cure come e più di un albero o di un cucciolo.
Fu nell'accettare di essere figlio del Padre di Gesù di Nazaret e nello scoprire che la cifra di questa relazione sta nel farsi "piccolino" che Francesco d'Assisi scoprì se stesso.
Fu nel farsi piccolino che Francesco si scoprì ricco del rapporto con il Padre celeste e non ebbe più bisogno di nulla.
Fu nel farsi piccolino che Francesco si scoprì fratello degli altri piccoli figli dello stesso Padre (i lebbrosi, innanzitutto, che il suo sentirsi "grande" non poteva accettare, guardare, accogliere senza essere messo in crisi e che imparò a servire costantemente, ma anche i frati che lo misero in crisi, sintetizzati nel frate immaginario che lo caccia di cui sopra).
Fu nel farsi piccolino che Francesco divenne come Gesù anche nel corpo donato agli altri nonostante la sofferenza: è per farsi piccolino che il Verbo di Dio si incarna (si svuota, dice san Paolo in Filippesi 2, 7) e diventa Gesù nostro fratello anche nella carne, nel dolore, nella morte in croce.
Fu nel farsi piccolino che Francesco si scoprì immerso nell'abbraccio del Padre che lo riempie dei doni del creato.
San Francesco piccolino, tu che in Cristo, con Cristo e per Cristo realizzi in pienezza il senso del salmo 131, prega per noi: possiamo davvero, nelle gioie, nelle speranze, nei dolori e nelle angosce di ogni giorno, abbandonarci come bimbi svezzati all'abbraccio del Padre.

PS: san Francesco qui nel blog lo trovi anche nei seguenti link.