giovedì 24 gennaio 2019

Esercizi spirituali/5

Prima lettera ai Corinti di san Paolo, apostolo, capitolo 12, versetto 31; capitolo 13, versetti da 1 a 13.

L'elogio dell'Amore

In greco, Paolo scrive AGAPE: non può ridursi a semplice carità (ciò che io do), ma è ciò che io non ho e ricevo.

L'Amore è quella realtà di cui tutti abbiamo bisogno e che tutti cerchiamo. Tutte le relazioni umane sono vitalizzate dall'Amore, soprattutto quando si è Chiesa (in quanto battezzati) e si pensa di poter dire "A me non interessa" oppure "Io non ho bisogno".

Questo brano possiamo dividerlo in tre parti, seguendo san Tommaso d'Aquino:

13, 1-3: distinguiamo l'amore quanto a necessità;
              le opere "d'amore" più grandi senza amore non valgono niente!

13, 4-7: distinguiamo l'amore quanto a utilità;
              fede e speranza vivificate dall'amore, altrimenti inaridiscono!

13, 8-13: distinguiamo l'amore quanto a permanenza;
              l'amore che cerco, l'amore a cui aspiro, rimane, permane di fronte a me, tanto da essere io amato (conosciuto) e, più procedo nella conoscenza di questo amore, più amerò come sono amato.

Fin qui, i miei appunti in estrema sintesi.

Una piccola considerazione personale: Paolo ha fatto un'esperienza dell'amore divino particolare, in quanto si è sentito cercato, voluto, amato da Cristo proprio quando, invece, Paolo stava perseguitando i cristiani. Da questa esperienza nasce questa dinamica dell'Agape, non come sentimento personale, non come decisione o atto personale, ma realtà che è in relazione con me e che mi attira perché io entri in relazione con essa. Paolo ci sta insomma dicendo che nonostante il male nel mondo, l'Agape resta e permane perché il cuore dell'uomo riconosca in se stesso il bisogno di essere amato e si rivolga all'Agape. Non rinunciamo mai ai nostri bisogni d'amore, ma, senza chiuderci egoisticamente in essi, ascoltiamo in essi il richiamo dell'Agape che ci invita a cercare Lui, che è Cristo, nato e vissuto e morto e risorto per noi.

L'uomo di oggi, l'uomo della tecnica, l'uomo del tutto e subito, l'uomo che vede l'infinitamente piccolo e raggiunge l'infinitamente distante oltre il sistema solare, l'uomo che non si domanda più il perché più profondo perché gli basta essere soddisfatto in superficie, non riesce a scoprire quanto scoprì san Paolo, lasciandolo in eredità a tutti noi (Lettera ai Romani, capitolo 8, versetti da 28 a 39):

28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

(Inno all'amore di Dio)

31Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?33Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! 34Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
35Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?36Come sta scritto:

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo considerati come pecore da macello.

37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, 39né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.


In fin dei conti, l'Essenziale è invisibile agli occhi... ma Ti manca, in ogni cosa e persona e situazione di cui senti la mancanza o ti senti alla ricerca di un senso più profondo.

martedì 22 gennaio 2019

Esercizi spirituali/3

Sacrificio: non mancanza di qualcosa o privazione, ma, al contrario, presenza, poter disporre di se stessi per trasformarsi in offerta gradita a Dio (eco di don Milani in questa lettera del 14 marzo 1944 alla madre: Quando uno liberamente regala la sua libertà è più libero di uno che è costretto a tenersela).

Nella lettera agli Ebrei, dall'umanità di Cristo vissuta come dono al Padre fino alla fine si giunge al fatto che Gesù è, in quanto martire-testimone perfetto di questo dono, sacerdote. Prima, il sacerdozio era ciò che ti abilitava a offrire il sacrificio. In Cristo, siamo partecipi del suo sacerdozio e possiamo offrire noi stessi a Dio.

A cosa porta la dinamica di un'esistenza sacerdotale (nel senso cristiano fondamentale, prima che nel senso dell'essere prete)? A domandarsi radicalmente se:
1. mi appartengo veramente (ho raggiunto la maturità e l'equilibrio per scegliere chi essere e come vivere);
2. sono davvero libero?

lunedì 21 gennaio 2019

Esercizi spirituali/2

San Paolo ai Corinti, 12, 1-6

1 Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell'ignoranza. 2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. 3Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!, se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
4Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: 8a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; 9a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell'unico Spirito, il dono delle guarigioni; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l'interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose le opera l'unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.


Dall'uno ai molti.
Dall'unico Spirito di Cristo, le differenziazioni nei doni che perfezionano le persone e così le relazioni tra queste, cioè la comunità.
Dall'unico Cristo Gesù Signore, le differenziazioni nelle diaconie (i ministeri, cioè gli ambiti di servizio, di dono, di impegno in favore degli altri).
Dall'unico Dio, le differenziazioni del suo agire che crea e sostiene nell'esistenza ogni cosa in tutto sempre.
Cos'è dunque la Chiesa? Questo Corpo in continua nascita, formato costantamente dall'azione dello Spirito che agisce in ciascuno di noi; questa Sposa in continua preparazione, che scopre lungo i secoli come lo Spirito la sta rendendo affascinante.
Sono quindi Chiesa? Se Cristo è davvero il mio Signore, lo Spirito dà forma alla mia vita tale da rendermi Corpo di Cristo, unito non una volta per sempre a Lui, ma costantemente rinnovato nel mio rapporto con Lui e i suoi e miei fratelli.
Gesù, Signore, allora donaci ad essere disponibili a vivere questa Unità divina che si manifesta nelle differenziazioni. Non farci esaltare le diversità, come se il nostro essere Chiesa nasca da noi. Aiutaci a comprendere che il Padre Tuo e nostro è la nostra continua origine: contemplando Te che sei generato per Amore da Lui e in Lui dimori nell'Amore, possiamo scoprirci rinnovati sempre da questo Amore che è il Tuo Spirito, che forma nella nostra vita il Tuo Corpo facendoci dimorare con Te nel Padre e servire con Te i fratelli, ognuno con i doni ricevuti e la chiamata al servizio che da essi nasce.

Esercizi spirituali/1

Da adesso al pranzo di venerdì prossimo.