Vociare
frenetico
sotto
dardi cocenti
di
un mezzodì d’aprile
mentre
mani
capaci
callose caparbie
martellano
chiodi che spezzano
e
mescolano pelle
e carne
e nervi e ossa.
Un
grido,
infine!
Parole
urlate
soffio
potente
ai
secoli donando se stesso.
Di
Lui
osteggiato
offeso oltraggiato
miserrime
membra misconosciamo
noi,
oggi
come allora
abbandonandolo
odiato
noi,
come
non avesse
mai
guardato
noi
mai
chiamato
noi
mai
amato
noi,
sulla
Sua Croce
e
sui Suoi altari.
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