Puntata 153. Chiusura folgorante, chiara, importante per riflettere sulla crescita.

...e quando Hathi, l'elefante selvaggio che vive cento anni e più, vide affiorare una lunga e sottile cresta di roccia azzurrina, proprio nel bel mezzo della corrente, capì che quella era la roccia della pace ed immediatamente alzò la proboscide e proclamò la "tregua dell'acqua" [...]. Secondo la Legge della giungla è punito con la morte chi uccida ai posti d'abbeverata, una volta dichiarata la tregua dell'acqua. (dal racconto Come nacque la paura, in La giungla nel branco)
mercoledì 9 dicembre 2020
Che finale!
Tirata d'orecchie
Mia nonna per farsi ricordare mi attende al varco... su Facebook!
lunedì 7 dicembre 2020
8 dicembre, di madri e di poeti
Pasolini o Dante? Oggi entriamo nella festa dell'Immacolata e forse abbiamo bisogno di poesia e sentimenti filiali che sappiano scavare nella carne del rapporto con la madre, come fa il friuliano, per poter poi comprendere davvero con la mente e il cuore le vette dell'inno composto dal genio fiorentino. Buona festa dell'Immacolata Concezione, vi auguro di lasciar entrare l'immensità e la luminosità infinita di questo dogma della Chiesa Cattolica nella vostra vita.
Da: http://diversamenteaff-abile.gazzetta.it/2013/07/06/pier-paolo-pasolini-supplica-a-mia-madre/
Pier Paolo Pasolini, Supplica a mia madre (Da Poesia in forma di rosa)
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
In uno scritto a macchina, trovato postumo fra le sue carte, aveva scritto:
“Ogni volta che mi chiedono di raccontare qualcosa su mia madre,
di ricordare qualcosa di lei, è sempre la stessa immagine che mi viene in mente.
Siamo a Sacile, nella primavera del 1929 o del 1931, rata mamma
e io camminiamo per il sentiero di un prato abbastanza fuori
dal paese; siamo soli, completamente soli.
Intorno a noi ci sono i cespugli appena ingemmati, ma con l’aspetto
ancora invernale; anche gli alberi sono nudi, e, attraverso
le distese dei tronchi neri, si intravedono in fondo le montagne
azzurre. Ma le primule sono già nate. Le prode dei fossi ne sono
piene. Ciò mi dà una gioia infinita che anche adesso, mentre ne parlo,
mi soffoca. Stringo forte il braccio di mia madre (cammino infatti
a braccetto con lei) e affondo la guancia nella povera pelliccia
che essa indossa: in quella pelliccia sento il profumo della
primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di
fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questo odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita”
(da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Oscar Mondadori, 2005 p.41).
Da: https://cinquepassi.org/antologia/vergine-madre-figlia-del-figlio-dante-alighieri/
Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.