domenica 7 giugno 2020

Caro Giorgio...

...sono quasi tre mesi che non ci sei più e che nella mia testa, da subito ma non ogni giorno, ho iniziato queste mie parole per te, chiamandoti per nome, prendendomi questa confidenza, sicuro della tua approvazione. È un sabato sera strano, questo, e strano è il posto in cui mi trovo a scriverti. Forse ti saresti rattristato a sapermi sperduto parroco di campagna (dai, con te ormai me lo posso permettere, che cos'è San Luigi se non una parrocchia sperduta in questa campagna ragusana diventata per finta città? Ma sai, io vengo da un quartiere vero dove città e campagna lottavano l'una sull'altra, a volte contro a volte alleate, quindi qui almeno c'è da impegnarsi per scoprire che cosa vuole fare la campagna e cosa la città). Io però qui sto finalmente scoprendo tante cose di me, come non mi accadeva da tempo, dagli incontri  bellissimi quanto dolorosi a Roma, e prima ancora dagli anni del seminario. È un tempo benedetto, questo a San Luigi. Ti annoio, forse? O ritrovi echi delle mie riflessioni che ti piacevano tanto (altrimenti non mi avresti mai dato, penso, certi voti incredibili)?
Come va, lì dove sei ora? Chiariti tutti i dubbi? Ritrovati i tuoi grandi amori, alcuni divenuti i miei? Certo, forse il Fiorentino, magari il Marchigiano... ma il cantore dei sepolcri o il politologo rinascimentale? No, non voglio dubitare di Chi sa cosa c'è nel cuore dell'uomo tanto da saper come trovare uno spiraglio per lasciar vincere la Sua misericordia. Va bene, divago, hai ragione. Ma cosa dirti? Che il 9 marzo mi hai sorpreso come non facevi più probabilmente dalla fine del secondo liceo? E che questa sorpresa è stata dolorosa? Che, sperduto tra i mille rivoli della mia vita, non sono più riuscito a trovare un'occasione per te e mi dispiace? Che, per colpa o grazie a te, mi sono ritrovato a circa trent'anni a fare un esame di latino (semplice quanto vuoi) con l'incoscienza di chi sa di non aver problemi? O, peggio, a lanciarmi in un lavoro di lessicografia su testi in latino?
Stasera c'era una luna splendida in cielo... Leopardi...
Siamo nella domenica della Trinità... Dante...
Mi piace Camilleri... Verga, Pirandello...
Devo continuare? Certo, i ricordi di cinque anni insieme sono impastati di sensazioni di vario tipo. Ricordo quegli anni, non solo il Liceo, come anni terribili e splendidi, anni in cui ciò che mi terrorizza nel ricordarli risplende a volte luminoso e ciò che risplende nella mia memoria mi terrorizza... anni di contraddizioni scoperte dopo e molto dopo ancora, in cui però, oscillando anche tu tra terrorizzante e splendente, ho messo in me semi importanti. Non so se ti ho mai ringraziato e non so di preciso per cosa farlo, per non ridurre il grazie a cose scontate che ogni professore dona ai suoi alunni. Però, oggi, a ventisette anni quasi dalla fine del Liceo, una cosa è sempre più chiara: tanta gente incontri nella vita e diverse persone lasciano ricordi nella tua vita, ma alcune diventano tue amiche e come tali le ritrovi, anche dove e quando meno te lo aspetti, a continuare con te nel tuo profondo una sorta di dialogo, baruffa, litigio, incitamento, lotta, incoraggiamento, cammino.
Mi cammini dentro, professore. Non sono tornato al lei, è una seconda persona singolare. Sì, è un indicativo, quel "cammini". Mi cammini dentro, ma so ormai reggere l'urto con chi "entra col piede sinistro" nella mia vita, perché mi cammini dentro col tuo (nostro!) memento audere semper.
A proposito, che ci sia da quelle parti anche Catullo? Ecco, forse bastava solo lui...
Caro Giorgio, odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio e sorrido sornione, immaginando anche sul tuo viso, se non sorrisi, almeno le rughe profonde di chi s'interroga sui suoi tentativi di tirar fuori da noi studenti adolescenti un po' di maturità.
Preparati perché, ora che finalmente sai cosa ho combinato con la tesina che non sono mai riuscito a regalarti, un giorno dovrai dirmi che ne pensi. Salutami il prof. Alfieri (no, lui continuo a chiamarlo così, non sono ancora pronto per il tu). E come solo voi che siete al di là sapete fare, metti una buona parola per me e preparami la strada (sì, bravo, un po' come Virgilio, Beatrice e san Bernardo).
Può essere che tornerò a disturbarti!
Intanto, a Dio!

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