Oggi che giorno è?
27 febbraio.
Sì, ma che giorno è?
Ah, lunedì!
Adoro...
https://elefantesapiente.blogspot.com/2012/11/adoro-il-lunedi.html?m=1
Per chi vuole saperne di più: https://adoroillunedi.azionecattolica.it/
e cliccare su Menu.
...e quando Hathi, l'elefante selvaggio che vive cento anni e più, vide affiorare una lunga e sottile cresta di roccia azzurrina, proprio nel bel mezzo della corrente, capì che quella era la roccia della pace ed immediatamente alzò la proboscide e proclamò la "tregua dell'acqua" [...]. Secondo la Legge della giungla è punito con la morte chi uccida ai posti d'abbeverata, una volta dichiarata la tregua dell'acqua. (dal racconto Come nacque la paura, in La giungla nel branco)
Oggi che giorno è?
27 febbraio.
Sì, ma che giorno è?
Ah, lunedì!
Adoro...
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2022-24 febbraio-2023. Un anno di guerra tra russi ed ucraini. Può la nostra Quaresima non diventare un grido di pace? Signore, che sulla croce hai abbattuto l'odio che divide i popolo, donaci la pace, rendici operatori di pace!
Questa foto fu fatta di domenica sera e rappresenta una sera di un giorno dopo il sabato di tanti anni fa (https://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=Lc+24%2C13-35&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3 ). A proposito, è il tabernacolo di San Luigi. Al centro si capisce bene chi c'è, ma i due che stanno ricevendo un pezzo di pane direttamente dal Signore potremmo chiamarli con tutti i nostri nomi. Venerdì il loro maestro è morto nel modo peggiore, si sono nascosti e alla fine hanno deciso di scappare lontano da ogni cosa o persona che ricordasse loro la tragedia di Gesù. Ma Cristo non tradisce: si accosta, cammina con loro, li ascolta, si confronta con le loro ansie e paure e disperazioni... "Resta con noi!", lo invitano alla fine. Resta con noi, Signore, in questo cammino lungo intere settimane. Resta con noi, nel dono del Tuo Corpo e Sangue offerti per noi! https://youtu.be/PUFlAzyWMY4
Scrissi ormai tempo fa a metà Quaresima:
https://elefantesapiente.blogspot.com/2012/03/barriti-nella-giungla-9.html
Ancora siamo all'inizio! Meditate gente, meditate!
Chissà se vale la pena scomodare Dante e Beatrice, il loro primo e poi secondo incontro, per dire di me, del mio trasalire davanti al tuo primo sguardo di ieri.
Chissà se ti offendi se ti scrivo qui, scomodando anche Leopardi, che il mio trasalimento è nato dallo scoprir che "beltà splendea/negli occhi tuoi" interroganti e fissi nei miei mentre ti salutavo contento di rivederti, nonostante i miei poveri e limitati occhi umani non riuscissero a veder quanto sei davvero bella.
Chissà se ti senti derisa se ti ripenso su un trono da regina, anche se le regine non hanno troni con due ruote che le tue deboli braccia non possono far avanzare.
Scusami, se ti offendo o ti derido. Ma, giovanissimo scricciolo di donna che, mi pare, la mamma o la nonna hanno chiamato Valentina, tu porti nel nome questa contraddizione: sembri non valere e, invece, sei per noi una valente benedizione.
"Perché?", leggo adesso nei tuoi occhi di stamane.
Perché ci costringi a domandarci per quale motivo non dovremmo fare come gli spartani, ci fai ritrovare all'improvviso, senza sapere come, sul limite della nostra rupe Tarpea, davanti al baratro della nostra coscienza, col cuore che ci batte all'impazzata perché cerca una luce, un lucignolo almeno per intravedere che tu sei uguale a tutti coloro che hanno gambe forti, fisico mozzafiato, occhi stupendi.
Sei tu benedizione di un Dio che in te si fa vicino, mendicante d'amore per riempirci del Suo.
Sei tu farfalla stupenda che come noi vive nel bozzolo della storia per rivelarsi un giorno in tutto il suo splendore e allora noi, che crediamo di tessere chissà quale arazzo con la nostra vita, scopriremo contemplando te e i prediletti del Signore di essere stati solo vecchi ragni incartapecoriti intrappolati nelle loro stesse tele. E solo la Misericordia che ama e siete tutti voi potrà salvarci.
Sei tu che rendi immensi e giganteschi i tuoi genitori, i tuoi nonni, coloro che di te e delle tue sorelle e dei tuoi fratelli si prendono cura, veri protagonisti e vincitori in quella storia che Dio sta scrivendo, raccogliendo anche le briciole di sudore e pazienza e amore che a voi dedicano e sorridendo sornione di tutti i potenti manipolatori delle coscienze umane che accoglieranno la salvezza grazie a te, quando torneranno come bambini.
Sei tu che puoi renderci umani, consapevoli di essere humus, terra buona se si lascia coltivare, fecondare, aprire al dono.
Grazie, piccola e immensa Valentina!
https://youtube.com/clip/UgkxmX74vnydZqdcz4h7RQ7AseVYvgUro0TG
Anche mentre preparo la clip... la prima volta, anni fa, fu pianto a dirotto, la seconda pure, oggi quasi e poco fa, portando avanti e indietro Youtube per tagliare nei punti giusti le scene, anche poco fa mi si sono inumiditi gli occhi mentre incrociano quelli che, nella finzione cinematografica, corrono in fretta verso un figlio cadente.
Sarà che tutti, non solo quando cadiamo, abbiamo bisogno di sentire una voce che ci rassicura: "Sono qua!".
Sarà che inconsciamente quegli occhi sono gli occhi della madre che ci portiamo dentro e le lacrime sono la gratitudine per tutte le sue corse verso di noi, gratitudine che finalmente si esprime libera, presa in contropiede dal gioco d'immedesimazione che un film porta con sé.
Sarà... ma cosa c'è di più bello di quando allunghi una mano (fisica o meno) alla cieca e davvero qualcuno te la stringe dicendoti: "Sono qua io"?
Un genitore, se potesse, non farebbe di tutto per essere sempre, anche dopo la sua morte, quella mano e quella voce per i suoi figli?
Maria è quella Madre che non vediamo e che è sempre lì a prenderci per mano e a rassicurarci della sua presenza, anche se significa correre col cuore in subbuglio come per Gesù. Gesù è quel Figlio che non vediamo e che tiene per mano tutti gli altri figli suoi fratelli, anche se significa soffrire e morire con loro.
Un genitore non farebbe di tutto per affidare i suoi figli a questa Madre e a questo fratello maggiore?
La nonnina, appoggiandosi passo dopo passo sul suo bastone, con fiducia si avvicinava alle strisce bianche pensando di attraversar la strada senza problemi. Teneva nella mano libera un piccolo sacchetto con dentro quel che bastava per il suo pranzo quotidiano; per la spesa grossa, quella che serviva per la domenica, per far mangiare nipoti e figli con relativi coniugi, ci pensava suo genero. “Devo ricordarmi che lunedì prossimo amm’a fari u cino e mi devo fare comprare…”: ormai è lontana tre passi dal marciapiede e chiaramente intenzionata ad attraversare la strada, ma il flusso dei suoi pensieri viene letteralmente travolto da un auto (citycar, crossover, berlina, blu… e chi ne capisce più?) guidata da un o un’irriconoscibile autista che si merita, col bastone alzato e il vigore inesauribile di chi ancora impasta chilometri e chilometri di scaccia rausana, di essere rimproverato a gran voce: «DE-LINQUENTE!».
Ora, sperando di non essere fuori strada, mi viene in mente che il De-Linquente è chi, nel legame tra persone che vivono insieme (in un condominio, in un quartiere, in una città, per pochi secondi su un tratto di strada con le strisce bianche), svuota questo legame fatto di fiducia reciproca e abbandona il voler meritare la fiducia degli altri, facendo di testa sua. Se mi permetto di non rispettare le strisce bianche, il semaforo rosso, i giorni di raccolta differenziata… non solo ho tralasciato di osservare delle leggi civili e amministrative, ma ho svuotato il legame che ci accomuna e che ci fa fidare gli uni degli altri in quanto dal mio rispetto della legge nasce la sicurezza per tutti e viceversa.
Domani porteremo la Re-Liquia relativa a san Giovanni Battista nella Residenza per Anziani Villa San Giorgio di via Falcone e nella Casa di Riposo Beata Maria Schininà di via Madre Teresa di Calcutta. San Giovanni Battista non è un De-Linquente per noi, ma per qualcuno lo fu (finì prima in carcere, poi decapitato). Tradiva la “fiducia” di chi pensava di poter fare quello che voleva senza nessuno a ricordare il volere di Dio.
Nei potenti ha lasciato vuoto, nei giusti e nei credenti in Gesù ha lasciato il suo essere segno indicatore verso mete difficili, la giustizia terrena e il Regno di Dio.
Se il De-Linquente si fermasse alle strisce bianche, pagasse le tasse, deponesse le armi delle rapine e degli omicidi, diventerebbe anche lui Re-Liquia: ciò che resta, un segno concreto che è possibile perdere se stessi, ma rafforzare la fiducia che insieme si può vivere, gli uni per gli altri.
I documenti della storia ci assicurano che quel frammento di ossa di un braccio umano ha a che fare, in qualche modo che solo le memorie fragili che accompagnano fatti e luoghi lontani possono spiegare, con la storia concreta di san Giovanni. Allora, amici credenti, rispettiamo il segno come tale e non fermiamo lo sguardo ad esso, alziamo i nostri occhi a Gesù, che è indicato da quel segno, e camminiamo con Lui e verso Lui presente negli ultimi.
La reliquia del braccio di san Giovanni vi aspetta domani pomeriggio 24 agosto dalle ore 15 tra gli anziani di via Madre Teresa di Calcutta: venerate il segno, se volete, ma poi, con un sorriso, una stretta di mano, una chiacchierata… sollevatevi ad amare Gesù in chi è debole, malato, sull’ultimo tratto del cammino verso l’eternità.
Carissimi, qui di seguito gli appunti di ieri, quelli letti, quelli "detti" e quelli rimasti sulla carta. Sono solo appunti, non un testo vero e proprio ordinato e strutturato bene. Ma per chi vuole ripercorrere quanto ci siamo detti ieri e cogliere qualcosa che non è stata detta, questi appunti possono essere utili. Essendo appunti, qualcosa potrebbe essere imprecisa o bisognosa di precisazioni. Grazie a chi (chiunque legga questa pagina) mi farà notare qualcosa da correggere!
1. Introduzione generale
§ Esercizi spirituali:
mettere in movimento la nostra dimensione spirituale;
noi siamo un corpo (materia) capace di Infinito.
Cioè non ci accontentiamo mai (per esempio, ogni giorno ricominciamo, nel bene o nel male), vogliamo capire le cose, non sopportiamo la menzogna e l’ingiustizia, ma sopportiamo per esempio il dolore nostro per il bene di chi amiamo e anche di chi non conosciamo.
Volontà, intelligenza, desiderio di verità e di bene… ecco l’apertura all’Infinito che coinvolge anche il corpo (la volontà è sostenuta dalle emozioni e sensazioni, l’intelligenza parte da quello che i nostri cinque sensi colgono).
Quindi, esercizi spirituali: mettere in movimento tutto quello che siamo per accogliere l’Infinito meglio di ieri.
Infinito: il massimo del bene, del vero, del giusto, anzi più del massimo, ciò che è Bene, Vero, Bello, Giusto… Dio, che ci ha fatti così proprio per incontrarci.
Noi diciamo di essere cristiani. Questi esercizi li facciamo per vivere meglio la Pasqua. Ovvero meglio incontrare il Dio che a Pasqua ne ha combinata una delle sue. Bene.
2. Introduzione particolare
§ Allora mettiamoci nella prospettiva di Gv 20, dal v. 19 e Lumen Gentium 7.
Iniziamo con Gv 20.
Gesù è morto il venerdì, è passato il sabato, la mattina del primo giorno dopo il sabato è stato trovato vuoto il sepolcro, siamo arrivati alla sera del primo giorno dopo il sabato.
1. i discepoli sono insieme
2. Gesù venne e stette in mezzo e annuncia la Pace di Dio
3. Si fa riconoscere come il loro maestro, quello che è stato crocifisso.
4. Dona lo Spirito Santo perché continuino loro la missione che il padre aveva affidato a Gesù.
Possiamo dire che queste 4 cose sono Pasqua?
Allora dobbiamo mettere in moto queste 4 cose:
Siamo discepoli che cercano di esserlo “INSIEME”? (Capisco, voglio, come mi sento?)
Sappiamo “INSIEME” accogliere Gesù, lasciargli il ruolo di protagonista della nostra vita (personale e comunitaria)? (Capisco, voglio, come mi sento?)
Lo accettiamo, sostenendoci “INSIEME”, come Colui che agisce nella storia attraverso l’impotenza dell’Amore fino anche ad essere Amore Crocifisso? (Capisco, voglio, come mi sento?)
Accogliamo il dono dello Spirito “INSIEME” come impegno per continuare la missione di Cristo? (Capisco, voglio, come mi sento?)
È facile rispondere di sì. Ma fare gli esercizi non significa dirsi quanto si è bravi. Avete presente Rocky? Ogni film, deve allenarsi più delle altre volte per superarsi. Noi, lasciamo operare lo Spirito perché ci renda sempre più conformi a Gesù. Capisco, voglio, come mi sento? Questo “INSIEME” quali obiezioni mi provoca, qualunque sia il motivo per cui i discepoli, 2000 anni fa o oggi, siano insieme? Ecco, alla fine degli esercizi, dovremmo poter dire al Signore: “Abbiamo capito qualcosa in più per vivere la Pasqua, sappiamo cosa ci viene difficile, aiutaci tu in…” e dovremmo poter chiedere aiuti concreti.
Per capire ora un attimo meglio Gv 20 e cosa rappresenta:
c’è il nostro passato lì, la nostra prima volta in cui abbiamo scoperto Gesù, la nostra prima e tutte le altre conversioni (c’è sempre una comunità di qualche tipo che mi aiuta a scoprire Cristo Signore che opera nella mia vita);
c’è il nostro presente, perché magari siamo un po’ bloccati e arrugginiti (e per questo ci servono gli esercizi), ma se la fede non si è ancora spenta è perché viviamo dell’azione di Cristo, per mezzo dello Spirito, nella Chiesa;
c’è il nostro futuro, il Paradiso sarà definitivamente così, solo senza missione.
Farsi queste domande significa scuotersi nella nostra quotidianità, fatta del tran tran più o meno stressante di ogni giorno, è aiutarci a vicenda a vedere il Signore e a mescolare le nostre vite (cioè Gv 21, ma questo segnatelo e, almeno per adesso, leggetelo a casa voi). Farsi queste domande significa interrogarsi su di sé come persona in cammino nella Fede e sul proprio rapporto con il gruppo/movimento/associazione e, attraverso questo, la parrocchia tutta. Non solo: io insieme ai fratelli del movimento, ma io insieme ai fratelli del movimento insieme a tutta la parrocchia. Perché questa che sembra un’esagerazione?
§§ Altra prospettiva, allora, da tenere presente e che ci aiuta a capire l’insistenza su “INSIEME” e a continuare il cammino che state facendo insieme come comunità sul rapporto parrocchia/gruppi e movimenti: la Chiesa Corpo mistico di Cristo (Lumen Gentium 7)
La Chiesa è il popolo di Dio. Ma come ci ricorda il Concilio Vaticano II nella LG al n. 7, riprendendo il grande insegnamento del grande san Paolo (sono citati in un solo numero – in tutto la Lg arriva al n. 69 – Gal 2 volte, 2 Cor, 1 Cor 7 volte, Rm 3 volte, Col 3 volte, Ef 7 volte, Filippesi, 2 Tm, per un totale di 25 citazioni), la Chiesa è anche il Corpo mistico di Cristo. “Insieme” significa come un solo corpo.
LG 7: "Per mezzo del battesimo siamo resi conformi a Cristo: « Infatti noi tutti « fummo battezzati in un solo Spirito per costituire un solo corpo » (1 Cor 12,13). [...] Partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi: « Perché c'è un solo pane, noi tutti non formiamo che un solo corpo, partecipando noi tutti di uno stesso pane» (1 Cor 10,17). Così noi tutti diventiamo membri di quel corpo (cfr. 1 Cor 12,27), «e siamo membri gli uni degli altri» (Rm 12,5)".
Ma ciò non significa conformismo e spersonalizzazione, (del singolo e del movimento) ma conformità a Cristo e scoperta sempre più profonda di se stessi in Cristo. Come san Paolo dice in Col 2, 19, da Gesù, «tutto il corpo ben fornito e ben compaginato, per mezzo di giunture e di legamenti, riceve l'aumento voluto da Dio». L’aver incontrato Gesù, cioè, trasforma la nostra vita da quella di un singolo a quella di una persona legata a Gesù e attraverso Gesù ad altri, anche sconosciuti, con i quali lo Spirito di Cristo, se lo lascio agire, mi compagina, cioè non mi lascia come un singolo foglio disperso, ma mi mette assieme ad altri fogli per essere, pagina dopo pagina, un libro che può essere letto, mi rende membro che fa bene al corpo e che riceve dal corpo.
Già questa visione di Chiesa ci porta a non assolutizzare nessuna forma di Chiesa (parrocchia, gruppo, movimenti… a modo loro, nessuno può dire: la Chiesa sono io, ma sono nella Chiesa, sono una delle tante espressioni del Corpo di Cristo che è la Chiesa) e ci porta oltre ogni confine, non perché li annulla (la parrocchia mi aiuta ad essere corpo di Cristo, il movimento di cui faccio parte pure), ma perché li valorizza aiutandomi a scoprire nell’insieme e nel particolare: l’insieme senza di me, senza la parrocchia, senza il movimento, senza la diocesi è più povero, il particolare che sono io, la parrocchia, il movimento, la diocesi senza l’insieme non riesce a capire chi è.
E questo perché… attenzione a un intrecciarsi di immagini… Dunque, Chiesa Corpo di Cristo. Ma noi abbiamo una realtà di fede che fin dal libro della Genesi è vista come unione di due che divengono uno. Qual è? Il matrimonio! E infatti se la Chiesa è una con Cristo tanto da essere il suo corpo, i padri del concilio non hanno avuto problemi a scrivere sempre al numero 7 della Lumen Gentium:
"Cristo inoltre ama la Chiesa come sua sposa, facendosi modello del marito che ama la moglie come il proprio corpo (cfr. Ef 5,25-28); la Chiesa poi è soggetta al suo capo. E poiché «in lui abita congiunta all'umanità la pienezza della divinità » (Col 2,9), egli riempie dei suoi doni la Chiesa la quale è il suo corpo e la sua pienezza (cfr. Ef 1,22-23), affinché essa sia protesa e pervenga alla pienezza totale di Dio (cfr. Ef 3,19)".
Cristo e la Chiesa universale, quindi anche io, vivono l’uno per l’altra, Sposo e Sposa, e Cristo non pretende che la sua sposa sia bella, ma le dona Lui la sua bellezza con i doni dello Spirito (carismi e ministeri, movimenti e associazioni, e coì via). Ora, o ci percepiamo come un harem, o tendiamo all’unità del corpo mistico per essere una sola cosa in Cristo nostro sposo.
Per estremizzare: non sono unito a Cristo se non sono unito agli altri membri della Chiesa, non solo come dono del Signore (che porterebbe a parrocchie e diocesi in cui ogni parrocchia, gruppo, movimento fa la sua parte anche bene, ma appunto resta parte e il corpo mistico sarebbe fatto da compartimenti stagni).
Capisco questa realtà che il Signore mi ha donato, la voglio far crescere in me, come mi sento al pensiero di dover rivedere parte della mia vita per lasciare che il Signore mi faccia vivere ancor di più il mio essere Corpo di Cristo? Vediamo se Maria di Betania e Giuda ci aiutano ad affrontare questa sfida di essere la Sposa Una del Cristo per formare in Lui e con Lui un solo corpo mistico.
§§§ Maria di Betania e Giuda (Vangelo del giorno): elemento affettivo contro elemento razionalistico e utilitaristico. Spunti per approfondire. Potremmo dire (senza ancora domandarci cos’è parrocchia, lo faremo domani): lo stile tra cristiani quale deve essere per non tradire il proprio essere corpo di Cristo e quindi Chiesa?
Al centro c'è Cristo, secondo Maria/al centro, con la scusa di Cristo, tutto tranne Lui, secondo Giuda.
Maria di Betania: stile sponsale, relazionale, sempre in riferimento a Cristo
Sposa: Lavarsi i piedi (qui profumarli) a vicenda, sciogliere i capelli, sono segni d’intimità coniugale + rif a Cantico dei Cantici (profumo effuso: 1,3; un re preso dalle tue trecce: 7,6; 4, 9-10: tu mi hai rapito… i tuoi profumi più di tutti gli odori).
Maria di Betania, sorella di Lazzaro, è la creatura che risponde a Dio con amore, è la Chiesa che si lascia amare (fratello tornato in vita) e, grata, ama.
Se pensiamo a banchetto=festa insieme, cosa ne deduciamo? Che la vita della parrocchia dovrebbe essere questo accogliere insieme i doni di Gesù simboleggiati in resurrezione di Lazzaro (qualunque direzione prendano: vita quotidiana, cammini dei movimenti, bimbi che nascono e per cui si chiede il battesimo, presenza dei ragazzi e dei giovani e dei loro catechisti e animatori, dei poveri e degli operatori della carità), dove insieme significa che uno qualunque di questi doni è per la gioia di tutti e, quindi, tutti poi partecipiamo del gesto di Maria. Tutto viene da Cristo, tutto torna a Cristo.
Luogo primario: messa. Luogo organizzativo: Consiglio pastorale. (ci torneremo il terzo giorno)
Sposa-sposo, più che organizzatore di eventi anche sociali
Giuda: stile autoreferenziale e/o limitato
Ladro vero, ladro spirituale: togliere il profumo a Cristo significa togliere lo Sposo, togliere il significato e il senso dell’essere movimento e parrocchia e Chiesa, significa non capire i doni di Cristo e non far sbocciare l’amore (quello vero che unge i piedi, cioè s’impegna, si sacrifica, tocca la carne di chi ha bisogno di amore – direbbe papa Francesco – non vive di sensazioni o di rivendicazioni per le categorie senza giungere mai alle persone concrete).
Giuda giudica Maria di Betania, come spesso nella Chiesa giudichiamo chi vive la sequela in modo diverso da noi, senza capire che, essendo membra diverse, stiamo contribuendo a rispondere con la nostra specificità LIMITATA all’amore di Gesù. Solo “INSIEME” verrà fuori il profumo che si diffonde in tutta la casa.
Giuda pensa a fare buone azioni (riunioni, attività, corsi, formazione, gesti solidali, incontri di preghiera, veglie, liturgie, ecc), mentre Maria ama Gesù, cerca l’essenziale senza il quale tutte queste cose sono ottime cose dell’uomo verso l’uomo, non azioni della Sposa (umanità che accoglie Amore trasformante di Cristo) verso lo Sposo che è il livello pieno di relazione a cui Gesù vuole portare l’umanità, perché sia il Suo Amore perfetto a sanare l’imperfezione e i limiti dell’amore umano.
L’Amore di Dio che genera amore di uomini è una cosa. Il pensiero degli uomini che genera un utile determinato da quel pensiero è altro (il pensiero marxista cerca il bene del proletariato nella logica dell'utile per il proletario, anche se occorre lottare contro i proprietari e far scomparire la classe imprenditoriale. I cristiani, anche quando dovessero lottare, dovrebbero farlo senza creare nuove forme di risentimento, del ricco costretto a diventare povero per esempio, e sviluppando vita familiare attraverso una vera fraternità. Cfr Ezechiele Ramin).
Ora, queste che sembrano riflessioni poco centrate per il nostro tema (INSIEME), invece ci danno con chiarezza l'esempio di ciò che non deve fare un movimento in parrocchia: pensare al proprio utile credendo che sia il bene di tutti.
Se parto da Gesù e vedo la Chiesa come il Suo Corpo, nel quale anch'io sono inserito, allora anche io e il mio movimento abbiamo bisogno di Cristo e grazie al suo Amore per noi possiamo amare poi la Chiesa corpo di Cristo (per esempio la parrocchia).
Tra l'altro, c’è circolarità virtuosa tra Cristo e varie presenze di Cristo.
Cristo parla, mi accoglie, mi nutre, mi attende nei piccoli-poveri-ultimi che riconosco come Suoi se ho ascoltato Cristo, che accolgo e servo come farebbe Lui se ho lasciato che Cristo mi accogliesse e nutrisse, ho mangiato Cristo.
Cristo mi ama e io lo amo amando la Chiesa che fa risuonare la Parola di Cristo, mi genera come suo figlio inserendomi nel Corpo di Cristo, mi dona il Corpo di Cristo, è la Sposa di Cristo che io amo come la ama Cristo.
Con Maria, il profumo (che è ormai l’amore di Maria nato dall’amore di Gesù e tornato a Gesù come profumo prezioso, genuino, non ipocrita, vero) si diffonde, tutta la casa può godere di questo amore.
Con Giuda, 300 denari, aiuti 300 poveri per un giorno, 150 per due, 75 per 4, 15 poveri per venti giorni, 3 poveri per 100 giorni, oppure tra spese gestionali, pubblicità, compensi agli specialisti, non aiuti nessuno ma sei felice perché hai usato trecento denari per la solidarietà (scusate la provocazione, ma succede così quando un movimento eccleziale si ripiega in se stesso, alla fine rischia d’implodere).
§ Conclusione di oggi: stile sponsale tra cristiani porterebbe le eventuali parrocchie chiuse in se stesse ad aprirsi al territorio e ai gruppi/movimenti e diventare quanto diceva
GIUSEPPE SAVAGNONE, Comunità credenti nel mondo d’oggi, in Presbiteri. Rivista di spiritualità pastorale, 6, 6/2012, 418-419
«[Oggi] la parrocchia può offrire la sola cosa che la nostra società non è in grado di dare, uno spazio di senso e di comunicazione umana in cui ciascuno possa ritrovare se stesso in un’esperienza di autentica vita comunitaria.
Perché ciò accada, però, è necessaria una vera e propria conversione della struttura parrocchiale: da ‘stazione di servizio’ che elargisce riti e sacramenti, quale spesso si è ridotta ad essere, [cioè, con la scusa di Cristo, tutto tranne Cristo: festa familiare, occasione per i vestiti nuovi, per diventare compari-commari, per farci certi regali, tipo il cellulare, ecc. Questa nota tra parentesi è di Luca Tuttobene] essa dovrebbe diventare ambiente umano – e perciò anche cristiano – capace di richiamare chiunque, anche non credente, abbia nostalgia di una reale esperienza comunitaria, fondata sul dialogo sincero e sul rispetto reciproco. Sarà su questo terreno che la proposta evangelica potrà fiorire senza forzature.
La prima condizione per questo è che si instauri uno stile relazionale in cui ognuno possa essere quello che è, esprimendo il proprio pensiero – anche divergente – sapendo di essere ascoltato».
Io aggiungo: accolto, inserito in un progetto in cui insieme si realizza di più di ciò che si potrebbe realizzare da soli.
Significa, per i movimenti e le associazioni presenti in parrocchia, coltivare la loro spiritualità e la loro identità, all’interno di un cammino fatto “INSIEME” nella spiritualità di comunione di cui parlava Giovanni Paolo II in Novo Millennio Ineunte (Giovanni Paolo II, NMI 43. Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo) e accogliere almeno i numeri da 98 a 101 di Evangelii Gaudium di papa Francesco.
Naturalmente, testi utili per chi non si stanca di voler conoscere. Per gli amici di Sant'Antonio da Padova di Comiso, iniziamo a vederci giorno 11!
GIUSEPPE SAVAGNONE, Comunità credenti nel mondo d’oggi, in Presbiteri. Rivista di spiritualità pastorale, 6, 6/2012, 418-419
«[Oggi] la parrocchia può offrire la sola cosa che la nostra società non è in grado di dare, uno spazio di senso e di comunicazione umana in cui ciascuno possa ritrovare se stesso in un’esperienza di autentica vita comunitaria.
Perché ciò accada, però, è necessaria una vera e propria conversione della struttura parrocchiale: da ‘stazione di servizio’ che elargisce riti e sacramenti, quale spesso si è ridotta ad essere, essa dovrebbe diventare ambiente umano – e perciò anche cristiano – capace di richiamare chiunque, anche non credente, abbia nostalgia di una reale esperienza comunitaria, fondata sul dialogo sincero e sul rispetto reciproco. Sarà su questo terreno che la proposta evangelica potrà fiorire senza forzature.
La prima condizione per questo è che si instauri uno stile relazionale in cui ognuno possa essere quello che è, esprimendo il proprio pensiero – anche divergente – sapendo di essere ascoltato».
Sempre più testi utili per chi non si stanca di voler conoscere. Per gli amici di Sant'Antonio da Padova di Comiso, iniziamo a vederci giorno 11!
La Chiesa, corpo mistico di Cristo
7. Il Figlio di Dio, unendo a sé la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e resurrezione, ha redento l'uomo e l'ha trasformato in una nuova creatura (cfr. Gal 6,15; 2 Cor 5,17). Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, che raccoglie da tutte le genti.
In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che, attraverso i sacramenti si uniscono in modo arcano e reale a lui sofferente e glorioso [6]. Per mezzo del battesimo siamo resi conformi a Cristo: « Infatti noi tutti « fummo battezzati in un solo Spirito per costituire un solo corpo » (1 Cor 12,13). Con questo sacro rito viene rappresentata e prodotta la nostra unione alla morte e resurrezione di Cristo: « Fummo dunque sepolti con lui per l'immersione a figura della morte »; ma se, fummo innestati a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una resurrezione simile alla sua » (Rm 6,4-5). Partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi: « Perché c'è un solo pane, noi tutti non formiamo che un solo corpo, partecipando noi tutti di uno stesso pane» (1 Cor 10,17). Così noi tutti diventiamo membri di quel corpo (cfr. 1 Cor 12,27), «e siamo membri gli uni degli altri» (Rm 12,5).
Ma come tutte le membra del corpo umano, anche se numerose, non formano che un solo corpo così i fedeli in Cristo (cfr. 1 Cor 12,12). Anche nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e di uffici. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei ministeri (cfr. 1 Cor 12,1-11). Fra questi doni eccelle quello degli apostoli, alla cui autorità lo stesso Spirito sottomette anche i carismatici (cfr. 1 Cor 14). Lo Spirito, unificando il corpo con la sua virtù e con l'interna connessione dei membri, produce e stimola la carità tra i fedeli. E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra (cfr. 1 Cor 12,26).
Capo di questo corpo è Cristo. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, e in lui tutto è stato creato. Egli è anteriore a tutti, e tutte le cose sussistono in lui. È il capo del corpo, che è la Chiesa. È il principio, il primo nato di tra i morti, affinché abbia il primato in tutto (cfr. Col 1,15-18). Con la grandezza della sua potenza domina sulle cose celesti e terrestri, e con la sua perfezione e azione sovrana riempie delle ricchezze della sua gloria tutto il suo corpo (cfr. Ef 1,18-23) [7].
Tutti i membri devono a lui conformarsi, fino a che Cristo non sia in essi formato (cfr. Gal 4,19). Per ciò siamo collegati ai misteri della sua vita, resi conformi a lui, morti e resuscitati con lui, finché con lui regneremo (cfr. Fil 3,21; 2 Tm 2,11; Ef 2,6). Ancora peregrinanti in terra, mentre seguiamo le sue orme nella tribolazione e nella persecuzione, veniamo associati alle sue sofferenze, come il corpo al capo e soffriamo con lui per essere con lui glorificati (cfr. Rm 8,17). Da lui « tutto il corpo ben fornito e ben compaginato, per mezzo di giunture e di legamenti, riceve l'aumento voluto da Dio » (Col 2,19). Nel suo corpo, che è la Chiesa, egli continuamente dispensa i doni dei ministeri, con i quali, per virtù sua, ci aiutiamo vicendevolmente a salvarci e, operando nella carità conforme a verità, andiamo in ogni modo crescendo verso colui, che è il nostro capo (cfr. Ef 5,11-16 gr.).
Perché poi ci rinnovassimo continuamente in lui (cfr. Ef 4,23), ci ha resi partecipi del suo Spirito, il quale, unico e identico nel capo e nelle membra, dà a tutto il corpo vita, unità e moto, così che i santi Padri poterono paragonare la sua funzione con quella che il principio vitale, cioè l'anima, esercita nel corpo umano [8]. Cristo inoltre ama la Chiesa come sua sposa, facendosi modello del marito che ama la moglie come il proprio corpo (cfr. Ef 5,25-28); la Chiesa poi è soggetta al suo capo. E poiché «in lui abita congiunta all'umanità la pienezza della divinità » (Col 2,9), egli riempie dei suoi doni la Chiesa la quale è il suo corpo e la sua pienezza (cfr. Ef 1,22-23), affinché essa sia protesa e pervenga alla pienezza totale di Dio (cfr. Ef 3,19).
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[6] Cf. S. TOMMASO, Summa Theol. III, q. 62, a. 5, ad 1.
[7] Cf. PIO XII, Enc. Mystici Corporis, 29 giugno 1943: AAS 35 (1943), p. 208.
[8] Cf. LEONE XIII, Enc. Divinum illud, 9 maggio 1897: ASS 29 (1896-97), p. 650. PIO XII, Enc. Mystici Corporis, l.c. [nota prec.], pp. 219-220: Dz 2288 (3808) [Collantes 7.363]. S. AGOSTINO, Serm. 268, 2: PL 38, 1232, et alibi. S. GIOV. CRISOSTOMO, In Eph., Hom. 9, 3: PG 62, 72. DIDIMO D’ALESS., Trin. 2, 1: PG 39, 449s. S. TOMMASO, In Col. 1,18, lect. 5: ed. Marietti, II, n. 46: “Come un unico corpo viene costituito dall’unione con l’anima, così la Chiesa dall’unione con lo Spirito...”.
Ancora testi utili per chi non si stanca di voler conoscere. Per gli amici di Sant'Antonio da Padova di Comiso, iniziamo a vederci giorno 11!
Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20
19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Testi utili per chi non si stanca di voler conoscere. Per gli amici di Sant'Antonio da Padova di Comiso, iniziamo a vederci giorno 11!
Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 12
1 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Io in cucina a Vittoria in via Primo Levi impegnato a lavorare, mio padre di là in salotto che suona la tastiera elettrica. Da quanto tempo... o non è passato il tempo? Sono davanti a un MacBook e sto lavorando per il noviziato del Rg2, non per qualche interrogazione del liceo... segni inequivocabili da terzo millennio... gli anni '90 del XX secolo sono davvero ormai passati da un pezzo...
Ma a me ancora capita (per motivi di salute) di ritrovarmi in cucina a Vittoria in via Primo Levi impegnato a lavorare mentre mio padre di là in salotto suona la tastiera elettrica... come certe cose non passano col tempo!
Chi capita qui, può capire meglio se prima clicca e va a leggere Caro noviziato Rasta.../1.
...non vi è rimasta la curiosità di sapere cosa significa il detto sul legaccio del sandalo?
Non è un modo di dire per farsi umile.
È un richiamo a una norma matrimoniale ebraica.
Ve la faccio breve: Giovanni sta presentando il futuro Messia come lo sposo dell'umanità e sta chiedendo di non fare confusione.
Come a dire: "Non cercate me, Giovanni, se volete trasformare la vostra vita in una festa di matrimonio. Io ho un amico disposto a far questo, ma non sono come lui. Quindi, preparatevi ad accogliere il Messia, quello vero. Lui sì che se ne intende di matrimoni".
Pensare al Messia come sposo significa pensarlo come la persona che ti sceglie e tu scegli per condividere tutta la vita insieme.
Anche qui, domanda: ma Gesù ha confermato questo modo di vedere di Giovanni? I Vangeli ce lo presentano così? E per me, per te, per chi volesse prendere sul serio questa possibilità (Gesù come Colui con cui condividere tutto), cambia qualcosa?
Chi capita qui, può capire meglio se prima clicca e va a leggere Caro noviziato Rasta.../1.
...ci siamo lasciati chiedendoci: frumento o pula? Guidi da te la tua canoa o la lasci trasportare dal vento (specifichiamo un poco: vento delle mode, del "così fanno o pensano tutti", del più forte, del più affascinante, del più divertente, del più comodo, del più facile, ecc. ecc. ecc.)?
Ma può essere interessante, per chi è interessato a capire davvero i Vangeli (sia interesse culturale, sia perché vuole vivere davvero la fede in Cristo), chiedersi se Giovanni il Battista ha avuto un'idea di Messia che poi Gesù ha davvero realizzato.
Intendiamoci: nei Vangeli è presente Giovanni il Battista perché Gesù stesso lo ha riconosciuto come il suo precursore, come colui che predicando e battezzando gli ha permesso di entrare in scena. I Vangeli sono un annuncio su Gesù, non un insieme di insegnamenti e belle cose su santi e madonne tra cui Giovanni.
E allora, era veramente Gesù il Messia che Giovanni annunciava? Gesù è stato Messia come Giovanni immaginava?
Ti lascio queste domande, pensaci un po' se vuoi, prova a cercare nei vangeli. Per curiosità, oppure per dare alla tua fede una base più forte, oppure perché sei di quelli che pensa che le domande esistono per farle diventare sempre risposte.
...tra sabato pomeriggio e domenica abbiamo ascoltato questo testo: Lc 3, 10-18.
C'è una frase che pare sia rimasta poco chiara, il versetto 17: Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile.
Vi propongo alcuni passi per provare a chiarirla un po':
1. chi la dice? Giovanni il Battista (il battezzatore);
2. ma chi è costui? Colui che battezzava nel Giordano, lo dice pure il suo nome!
3. e perché battezzava? Perché aveva convinto tanta gente che ormai il Messia (l'eletto di Dio - tipo Matrix 1, 2, 3, forse 4, per chi sa di cosa parlo) stava per arrivare e questa gente voleva pulirsi un poco la coscienza prima di incontrarlo (non si sa mai);
4. il suo obiettivo era stabilire il nuovo record mondiale di battesimi fatti nella vita? No, il suo obiettivo era far nascere questa domanda nel cuore della gente: e se veramente Dio viene ad incontrarmi attraverso il Messia, lo saprò accogliere?;
5. per raggiungere questo obiettivo, visto che Giovanni parla in un ambiente ebraico, prima ancora di battezzare, cerca di far riflettere la gente a partire da cose che sanno già, come la frase sul legaccio del sandalo e quella della pala e della paglia: sono due modi dire, due proverbi che Giovanni applica al Messia, secondo il suo modo di immaginare il Messia;
6. e come lo immagina il Messia? Forte, come un contadino esperto che non si stanca finché con la pala (cioè il ventilabro, che puoi vedere qui) non ha purificato tutto il frumento dalla paglia (cioè la pula che avvolge il frumento e che il vento disperde quando con il ventilabro il frumento è lanciato in alto). Per la paglia non c'è speranza con questo Messia, perché quella che si accumula nel campo brucerà nel fuoco! Giovanni a questo punto ti chiederebbe: vuoi essere frumento o paglia? E B.-P. gli farebbe eco: guidi da te la tua canoa oppure ti lasci trascinare dal vento come la pula e ti accontenti di una vita senza arte né parte?;
7. abbiamo finito? Sì, se vuoi, altrimenti potresti andare prima qui e poi qui.
Chi vive a Nomadelfia, secondo una legge di fraternità e disinteresse, può apparire strano, eccessivo, quasi indisponente. Di qui - perché negarlo? - certo diffuso scetticismo, o addirittura diffidenza, o perfino sospetto che laggiù a Nomadelfia, con la scusa della filantropia, si pratichi una sorta di non dichiarato comunismo.
E molti, che in un primo momento si erano entusiasmati e, se avessero obbedito al cuore, avrebbero aiutato quell'opera grandiosa, hanno trattenuto la mano che stava già per tendersi. Perché queste riserve? Negli ultimi tempi Nomadelfia ha sentito intorno a sé qualche freddezza...
O può trattarsi anche di paura. Per non udire le sirene Ulisse si turò le orecchie con la cera. Similmente alcuni, a sentire parlare di sante opere come Nomadelfia, volgono altrove il capo, spaventati. Una specie di istinto di conservazione li trattiene. Guai se ascoltassero, forse quella voce li trascinerebbe. E, se obbedissero, per loro, uomini di mondo, finora tesi soltanto ai soldi, alla vanità, al potere, sarebbe in certo senso la rovina.
DINO BUZZATI, in Corriere della Sera, 17 marzo 1950 (riportato in Nomadelfia è una proposta, 52, 2019-1, p. 20)
Vado a cercare il primo post e scopro che ha la data di oggi... che poi io ricordo sempre 10 agosto, chissà perché... e quindi sono passati 11 anni... anche il blog invecchia, non solo colui che vi scrive!
Carissimi,
stamattina, preparando quanto devo per un campo scuola che inizia il 21 agosto, mi sono sentito ancora una volta (diciamo che negli ultimi mesi ci prova tutti i giorni, perché ho imparato a fare orecchie da mercante) punzecchiato da nostro Signore (permettetemi questa espressione che non uso mai, ma mi piace parecchio e quando la sento da Salvatore vi noto una sfumatura d'affetto che mi fa provare nostalgia... non mi dilungo...).
Quindi, da domani, quando potrò (magari non ci sarà neanche un dopodomani), invierò dei link in questo gruppo in cui sono presenti i membri del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio parrocchiale per gli affari economici e alcuni laici impegnati in diverse realtà parrocchiali.
Li potete ignorare, li potete solo aprire e leggere, ma se provate un'attimo a starmi vicino riflettendo anche voi, forse mi aiuterete ad uscire dalla palude in cui, come parroco, mi sento immerso dal maggio del 2020.
Messa così, sembra una richiesta d'aiuto personale. Lo è. Ma aiutare il parroco in quanto parroco significa non solo aiutare una persona in difficoltà, ma anche tutta la parrocchia. Se davvero ci teniamo alla nostra parrocchia, è arrivato il momento di rendere manifesto quanto ci teniamo.
Grazie a chi potrà, rispondendo in questo gruppo, dare un contributo. Grazie a chi, per dare un contributo, coinvolgerà la realtà in cui è inserito (per esempio, tutto il coro, tutta la comunità capi, tutti gli educatori dell'iniziazione cristiana, i genitori dei ragazzi...).
Spero, così, di non cedere del tutto alla rassegnazione che buona parte della mia mente e del mio cuore ha catturato.
P.S.: potremmo già da adesso ipotizzare un consiglio pastorale allargato a settembre?
... di leggere una frase e ritrovarsi a pensare. Ho letto che in un evento qualcuno ha detto: È bello abitare alla presenza di Dio!
E ho pensato: Abitare in senso forte, sentire cioè la propria esistenza quotidiana, momento dopo momento, non come espropriata di una casa e alla mercé di intemperie e inattese situazioni di pericolo, perché sei sempre nella casa di Dio e Lui, ospite amabile e amorevole, sa come metterti a tuo agio e quando e dove palesare la sua continua presenza.
E voglio scrivere: È bello vivere alla presenza di Dio!
![]() |
Da La Carità. Periodico del Boccone del Povero, Luglio-Settembre 2014, n. 3, p. 16-17. |
Nella foto, una traduzione di parte dell'originale di cui esiste una mia integrale prova di traduzione (e che si trovano in https://elefantesapiente.blogspot.com/2013/01/2013-e-2.html).
E se gli effetti di tale Luce fossero quelli di rendere i sorrisi e gli occhi come quelli del bimbo a destra?
...una mia prozia.
Domenica 18 aprile il vangelo aveva in serbo per me tre verbi e il papa me li ha consegnati: guardare, toccare, mangiare.
La conferma la trovate qua: http://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2021/documents/papa-francesco_regina-caeli_20210418.html
Il terzo verbo è quello che riempie di speranza la sensazione che ho provato quando abbiamo tumulato la zia giorno 21: il cimitero è ormai diventato il luogo in cui mi aspettano tanti che ho conosciuto (da bambino invece era il luogo dove andare a trovare chi non avevo conosciuto).
A questo punto direte che "mangiare" non è verbo per queste situazioni: non lo dite a me, ditelo al vangelo, ditelo al papa.
Croce in evidenza...
Il sabato del silenzio si avvia quieto al tramonto.
La notte custodisce l'improvviso germogliare di una luce nuova.
Fammi aprire gli occhi e gioire di Te!
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Buona Pasqua, qualunque sia il giorno in cui passate di qua!
Non abbiamo parole.
Non abbiamo gesti.
Non abbiamo amore.
Nulla per dimenticare
veramente
che la Croce,
la Tua,
è Via di Risurrezione.
Aiutaci a percorrerla,
sempre,
ascoltando la Tua Parola,
accarezzati dai Tuoi gesti,
accogliendo il Tuo Amore.
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A proposito, oggi è Venerdì Santo.
Ieri ho realizzato che quella che è detta comunemente Festa della Donna, si chiama in effetti Giornata Internazionale della Donna.
Mi fermo, anche oggi, a contemplare l'universo femminile. Non è difficile per me, ogni giorno almeno un raggio di luce mi arriva da quella che per me è la Donna per eccellenza... poi, per andare più terra terra, anche mia nipote ha riccioli, sguardi, modi di fare e parlare che mi suscitano contemplazione).
Oggi, però, l'universo femminile mi si concentra in Doha Sabah Abdallah (le parole che ha detto al papa si leggono su https://www.agensir.it/quotidiano/2021/3/7/papa-in-iraq-a-qaraqosh-la-testimonianza-di-una-donna-che-ha-perso-suo-figlio/ e altro su di lei invece su https://it.aleteia.org/2021/03/08/doha-sabah-iraq-papa-perdono-ucciso-figlio/).
Grazie, madre di misericordia, per la tua testimonianza di donna che vive davvero unita a Cristo.
Grazie per le domande scomode che mi fai porre sulla mia fede troppo comoda.
Perdona anche me, perché dal calduccio di un tran tran mascherato da cristianesimo qui a Ragusa non riesco a tener desta in me la memoria delle vostre sofferenze e la fiamma della preghiera e della carità per starvi vicino...
U sciauru ca pizzica nna ll’aria,
fimmina prena ca si sgrava
duoppu misi ri cura e r’attinzioni,
mi vasa
e ‘nta la faccia canciu tuttu
e arriru comu sciuri arriri
quannu si rapri ppi l’uocci ri cu passa,
u viri e s’arricria ppi ssi culuri,
ssi petali, ss’amuri.
Il 10 maggio 2014 abbiamo mangiato insieme in pizzeria io, papà, mamma, Daria, Capi, Rosanna, Carmelo, Marco, Elisa, Cristina, a Modica. Mentre tornavo a Ragusa, probabilmente intorno alle 23, dai finestrini aperti della Multipla entrava un’aria densa di pollini o chissà cosa, non semplicemente profumata, ma corposa, come se nel naso non ti entrasse semplicemente il soffio di qualcosa, ma quel qualcosa stesso portato dentro il suo soffio.
Ecco l’immagine dell’aria come donna incinta partoriente, che prese forma pian piano, come tutta questa breve composizione, da quella sera fino a oggi, 28 maggio 2014 (scopro un file datato 28 maggio 2010: il mio compleanno è foriero di poesia!). Qui sotto, alcuni momenti verso la versione definitiva, momenti appuntati su un telefono (il Nokia speditomi da Lidia dopo la Pasqua di quest’anno). Prima o poi, forse anche oggi, il testo in dialetto finirà sul blog, senza spiegazione, ma con un’annotazione riguardo alla possibilità di verifica dell’esatta grafia delle parole siciliane e della corretta traduzione.
U sciauru ca pizzica nna dda fimmina prena ca è l'aria a stasira -nna ll'aria- -nall'aria/ca è fimmina prena a stasira,
-fimmina prena ca si sgrava- accussì prena ca ura è ppi sgravarisi
duoppu misi ri cura e r'attinzioni,
mi vasa e 'nta la faccia canciu tuttu
e arriru comu sciuri arriri
quannu si rapri -mi a vucca mi smovi comu sciuri ca si rapri- ppi l'uocci ri cu passa,/ u viri e s'arricria ppi ssi culuri,/ ssi petali, ss'amuri.
Ecco, quando si dice meglio tardi che mai (visto che tutto questo arriva sul blog dopo quasi 7 anni)! Ho fatto copia e incolla di quanto trovato su un file di Word (lasciando la spiegazione e non mettendo alcuna annotazione su grafia e traduzione).
Gmg16/7"0
...fin qui (e così), i ritrovamenti on line su Evernote.
Cosa aggiungere dopo quasi cinque anni? I ricordi si affollano, in modo sparso... magari seguiranno altri post
Che sorpresa! Mentre cancello un po' di vecchie mail, vien fuori un'etichetta Evernote e scopro che on line sono registrate le note (almeno alcune) che avevo scritto nel precedente cellulare (dove era appunto installata Evernote). E trovo i piccoli appunti dei giorni di Cracovia (non fino alla fine... alcuni si sono persi? In ogni caso ricordo che a un certo punto non riuscii più a scriverne).
Fonte amara:
arduo è raggiungerti,
dissetarsi a te
stanca.
Fonte ignara:
sollievo a te non noto
apporti
a tremenda sete.
Fonte strana:
acqua rendi,
da lontano emergendo
silente.
Fonte, comunque:
zampilla ancora
e antichi e vicini ricordi
io attinga!
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Nota: sistemando in questi giorni sacchetti mai svuotati da anni, ritrovo il foglio senza data con questa poesia, probabilmente scritta in un momento in cui forte era il mio rifugiarmi in ricordi particolari (a Roma? Dopo San Giuseppe Artigiano e prima di San Luigi? Chissà...).
Ancora sguardi, oggi, si sono ascoltati nelle chiese, ancora parole come lame affilate che diventano spartiacque nella vita di qualcuno.
E mi rivedo adolescente, trapassato da sguardi amici che rimbalzavano su di me altri occhi, occhi profondi capaci di vedere in ognuno di noi il frutto compiuto, anche quando siamo acerbi, lontani, seme confuso che non sa che direzione prendere.
Come vorrei dirti che anche sulle rive del nostro quotidiano indaffarato oggi arriva Chi sa davvero per cosa batte il nostro cuore e come prenderlo per mano.
P.S.: e se provo a dirtelo così?
Se la curia vuoi far risplendere,
p. Guastella non fare attendere:
dagli subito da lavorare,
canonici e impiegati farà filare!
Perché?
Perché tra i canonici lui è il più bello che c'è!
Tra san Michele e san Giorgio, infatti,
ha certo stimoli adatti:
la spada a destra e a sinistra il cavallo,
padre Guastella è un cancelliere da sballo!
P.S.: ritrovata il 2 gennaio di quest'anno in un sacchetto pieno di ricordi e altro da sistemare, probabilmente la scrissi per un biglietto di auguri o che accompagnava un regalo fatto a padre Guastella in qualche occasione (tipo le scampagnate a Castellana a fine anno scolastico con tutto il seminario).
"Giuro che non capisco più niente, ma come fanno le donne a cambiare umore così facilmente, prima urlava come una pazza e adesso piange".
Il mitico Ten, cugino di Lamù, episodio 11.
Oggi nelle chiese si è letto di sguardi, di incontri, di fiducia, di amicizia. O almeno così io capisco leggendo questo brano (Giovanni 1, 35-42).
Pomeriggio mi è capitato di leggere questa breve riflessione guardando questo meraviglioso Caravaggio (quante volte, studente a Roma, mi ha rapito?).
Come vorrei dirti quanto quello sguardo a Simon Pietro e quel braccio teso verso Matteo sono gli stessi che oggi sono rivolti a noi due...
Puntata 153. Chiusura folgorante, chiara, importante per riflettere sulla crescita.
Mia nonna per farsi ricordare mi attende al varco... su Facebook!
Pasolini o Dante? Oggi entriamo nella festa dell'Immacolata e forse abbiamo bisogno di poesia e sentimenti filiali che sappiano scavare nella carne del rapporto con la madre, come fa il friuliano, per poter poi comprendere davvero con la mente e il cuore le vette dell'inno composto dal genio fiorentino. Buona festa dell'Immacolata Concezione, vi auguro di lasciar entrare l'immensità e la luminosità infinita di questo dogma della Chiesa Cattolica nella vostra vita.
Da: http://diversamenteaff-abile.gazzetta.it/2013/07/06/pier-paolo-pasolini-supplica-a-mia-madre/
Pier Paolo Pasolini, Supplica a mia madre (Da Poesia in forma di rosa)
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
In uno scritto a macchina, trovato postumo fra le sue carte, aveva scritto:
“Ogni volta che mi chiedono di raccontare qualcosa su mia madre,
di ricordare qualcosa di lei, è sempre la stessa immagine che mi viene in mente.
Siamo a Sacile, nella primavera del 1929 o del 1931, rata mamma
e io camminiamo per il sentiero di un prato abbastanza fuori
dal paese; siamo soli, completamente soli.
Intorno a noi ci sono i cespugli appena ingemmati, ma con l’aspetto
ancora invernale; anche gli alberi sono nudi, e, attraverso
le distese dei tronchi neri, si intravedono in fondo le montagne
azzurre. Ma le primule sono già nate. Le prode dei fossi ne sono
piene. Ciò mi dà una gioia infinita che anche adesso, mentre ne parlo,
mi soffoca. Stringo forte il braccio di mia madre (cammino infatti
a braccetto con lei) e affondo la guancia nella povera pelliccia
che essa indossa: in quella pelliccia sento il profumo della
primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di
fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questo odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita”
(da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Oscar Mondadori, 2005 p.41).
Da: https://cinquepassi.org/antologia/vergine-madre-figlia-del-figlio-dante-alighieri/
Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.