Puntata 153. Chiusura folgorante, chiara, importante per riflettere sulla crescita.

...e quando Hathi, l'elefante selvaggio che vive cento anni e più, vide affiorare una lunga e sottile cresta di roccia azzurrina, proprio nel bel mezzo della corrente, capì che quella era la roccia della pace ed immediatamente alzò la proboscide e proclamò la "tregua dell'acqua" [...]. Secondo la Legge della giungla è punito con la morte chi uccida ai posti d'abbeverata, una volta dichiarata la tregua dell'acqua. (dal racconto Come nacque la paura, in La giungla nel branco)
mercoledì 9 dicembre 2020
Che finale!
Tirata d'orecchie
Mia nonna per farsi ricordare mi attende al varco... su Facebook!
lunedì 7 dicembre 2020
8 dicembre, di madri e di poeti
Pasolini o Dante? Oggi entriamo nella festa dell'Immacolata e forse abbiamo bisogno di poesia e sentimenti filiali che sappiano scavare nella carne del rapporto con la madre, come fa il friuliano, per poter poi comprendere davvero con la mente e il cuore le vette dell'inno composto dal genio fiorentino. Buona festa dell'Immacolata Concezione, vi auguro di lasciar entrare l'immensità e la luminosità infinita di questo dogma della Chiesa Cattolica nella vostra vita.
Da: http://diversamenteaff-abile.gazzetta.it/2013/07/06/pier-paolo-pasolini-supplica-a-mia-madre/
Pier Paolo Pasolini, Supplica a mia madre (Da Poesia in forma di rosa)
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
In uno scritto a macchina, trovato postumo fra le sue carte, aveva scritto:
“Ogni volta che mi chiedono di raccontare qualcosa su mia madre,
di ricordare qualcosa di lei, è sempre la stessa immagine che mi viene in mente.
Siamo a Sacile, nella primavera del 1929 o del 1931, rata mamma
e io camminiamo per il sentiero di un prato abbastanza fuori
dal paese; siamo soli, completamente soli.
Intorno a noi ci sono i cespugli appena ingemmati, ma con l’aspetto
ancora invernale; anche gli alberi sono nudi, e, attraverso
le distese dei tronchi neri, si intravedono in fondo le montagne
azzurre. Ma le primule sono già nate. Le prode dei fossi ne sono
piene. Ciò mi dà una gioia infinita che anche adesso, mentre ne parlo,
mi soffoca. Stringo forte il braccio di mia madre (cammino infatti
a braccetto con lei) e affondo la guancia nella povera pelliccia
che essa indossa: in quella pelliccia sento il profumo della
primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di
fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questo odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita”
(da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Oscar Mondadori, 2005 p.41).
Da: https://cinquepassi.org/antologia/vergine-madre-figlia-del-figlio-dante-alighieri/
Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
mercoledì 25 novembre 2020
Piove
Caro Raffaele, avevo iniziato questo ricordo col viso asciutto e il cuore pesante. Ma alla fine, lo sto concludendo (e aggiungendo queste righe iniziali), con la tristezza che trova lacrime per uscir via e un bonario sorriso sulle labbra: il fatto è che tanti ricordi sono impastati di scherzi e risate che, grazie a Dio, stemperano il dolore. Ero partito spinto dalla pioggia che un'oretta fa cadeva su Ragusa e mi sono ritrovato a chiederti preghiere e segni fatti di piatti di pasta... Prega per noi, caro Raffaele!
Piove come un'acquazzone estivo, ma il freddo intorno è quello dell'inverno.
Piove rumorosamente come una serata di festa in compagnia, ma il silenzio dentro è quello della solitudine.
Piove facendo respirare l'aria e inspiro, espiro, inspiro, espiro, ma la strana sensazione di naufragio non passa.
Anzi, da un paio d'ore scarse mi gira un po' la testa... naufrago e disorientato.
Alle medie imparai a memoria le parole di Carducci:
«sei ne la terra fredda
sei ne la terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor».
So bene che adesso, invece, sei nella gioia del Sole che sveglia col Suo Amore da ogni freddo e oscurità. Sono io che faccio fatica a cambiare prospettiva nel modo di pensarti e nel modo di sentirti ancora vivo.
Tra tutte le buffonate che ti ho combinato (oggi parlando con un amico che tu conosci bene, è tornato alla mente il viaggio fino ad Assisi al ritmo di canzoni ovviamente trasformate e ricucite su di te), questo tuo farti prendere dal Covid e ritornare dall'ospedale dritto dritto nella tomba è il tiro mancino più riuscito: mettermi pesantemente e seriamente nella condizione di ripensare a me stesso e alle mie relazioni alla luce della Risurrezione come fatto che ora, in questo momento, avvolge te, interpella me.
Per una volta, sono io che non ci sto capendo granché: so che mi manca il sapere che tu sei ancora qui, a portata di mano, di riunione, di telefonata...
Scrivere, come sempre, mi fa bene. Ma prega perché non si addormenti in me questa possibilità di questo nuovo sentiero per meglio volerci bene e ritrovarci oggi in Cristo Risorto.
Prega per tutti! Ora che non tu sei da solo al primo piano del seminario, ma tutti noi siamo un po' più soli quaggiù sulla Terra, tocca a te non dimenticarti di quanti hanno bisogno delle tue preghiere. Santa Teresina ha scelto le rose come segno di consolazione per i suoi devoti. Se ti va, in memoria di quella rischiosa e buonissima spaghettata notturna, fra me e te va bene anche un piatto di pasta (non ti formalizzare sul tipo... mi impegno a fare discernimento!).
Sembra che abbia smesso di piovere... il sole illumina un palazzo che vedo in fondo dalla finestra della canonica, la prima che da sulla rotonda. Sembra quando finivamo un esame andato bene e ci sentivamo più leggeri...
venerdì 20 novembre 2020
È l'alba.../1
S. E. PAOLO URSO, vescovo di Ragusa dal 2002 al 2015, Educhiamoci alla speranza, p. 10-11 (il sottolineato nel testo è mio):
"A nessuno sfugge l'importanza dell'educazione alla speranza, soprattutto se si è convinti che «educare alla speranza significa educare alla vita e alla gioia... è dare significato a tutto ciò che siamo, che facciamo, in cui crediamo. Educare alla speranza significa rapportarsi con gli altri, co se stessi, con il mondo, in modo positivo. Nei momenti di delusione e di sconforto è importante dare speranza, risvegliare la fiducia su di sè, sulla vita, sugli altri, sullo stato. Ad un giovane bisognerebbe insegnare a vivere il presente in modo attivo e costruttivo, fare tesoro delle esperienze passate con lo sguardo proteso al futuro» (1)".
P.S.: dare (o forse meglio trovare?) significato a tutto ciò che siamo, che facciamo, in cui crediamo. Ma per fare questo occorre fermarsi e scavare dentro ciò che siamo, che facciamo, in cui crediamo. Senza significato si naviga a vista. Dove arriverò mai?
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(1) EMIDIO TRIBULATO, L'educazione negata. Il malessere educativo nelle società occidentali, EDAS, Messina 2004, in www.cslogos.it.
Ciao, don Romolo!
L'altro giorno, forse per l'ennesima fake news, mi hai fatto riflettere. Tu in ospedale, io in canonica. Tu a dialogare con sorella morte (sarai riuscito a farle verbalizzare almeno un po' di rimorso per le paure e le ferite che provoca? Sarà riuscita a rivelarti senza farti soffrire troppo la sua luminosissima funzione di porta verso la Vita eterna?), io a mettere in mente qualche parola in fila.
Ho visto la tua vita (quel tratto potente che tutti conoscono e che ti identificava più di altri) e la tua risurrezione. Non due cose diverse, ma la tua vita che è risurrezione.
Oggi sarà pure appannato e poco incisivo, ma l'annuncio della risurrezione di Cristo ha plasmato la storia umana. Mi viene da chiedere come un evento che anche i teologi chiamano metastorico possa avere questo impatto nella vita dei popoli e questa potenza concreta e pratica.
Tu, come tutti quelli che ci credono davvero in Cristo risorto, siete la risposta. Si dice risurrezione e si pensa all'al di là e si torna ai fatti concreti dell'al di qua come se la cosa per ora non avesse a che fare con niente e nessuno. Ma per te (e per tutti quelli che ci credono davvero in Cristo risorto), risurrezione è stato il tuo amore, da te vissuto in particolare per quel segno visibile dell'amore invisibile di Cristo che le coppie e le loro famiglie sono.
La tua risurrezione in Cristo non è affare della fine del mondo o del Paradiso. Sei costantemente risorto quando ti donavi a chi cercava di scoprirsi coppia nel fidanzamento, a chi desiderava camminare come coppia nel matrimonio, a chi scoppiava ma non voleva arrendersi e buttare alle ortiche il legame vissuto. Sei vissuto da risorto ogni volta che tenacemente e come se fosse la prima volta tentavi di coinvolgere noi preti e di farci riflettere sulla bellezza dell'accompagnare mogli e mariti, genitori e figli. Sei stato risurrezione offrendo te stesso perché, accogliendoti come compagno di strada portatore della novità di Cristo Risorto, altri scoprissero di essere anche loro risurrezione.
Insomma, Romolo, vediamo se ci riesco senza giri di parole: chi crede in Cristo, non aspetta la risurrezione. Sa che è risurrezione, perché Cristo lo ha reso tale. Vive la risurrezione, perché Cristo vive in lui. Ogni coppia, ogni amico, ogni fedele, ogni conoscente che ti piangerà è segno che tu sei risorto, perché quello che tu hai donato loro è stato l'amore risorto di Cristo.
Grazie per tutto e per questa ennesima riflessione! Prega per me e tutto il nostro presbiterio e la nostra diocesi: possiamo credere e vivere davvero da risorti! E tu che ora hai completato la strada, prendici per mano quando giungerà il momento di completare la nostra.
Ciao!
P.S.: bussa al cuore del buon Dio, ora che puoi farlo da vicinissimo, e ricordaGli che a noi tutti (che avremmo voluto rivederti qui) piacerebbe riabbracciare Raffaele lungo le nostre strade terrene. E portagli anche il cestino pieno di preghiere che si trova a San Luigi ai piedi dell'altare: se ti dice che le conosce già, sii tenace come sempre e non demordere nel ricordarGliele!
È l'alba.../intro
In pochi secondi, senza clamore, la luce si fa più intensa e dal buio della notte germoglia il nuovo giorno. Non è tempo, questo della pandemia e della seconda ondata, per trovare letizia nel sole che sorge, fatto più scontato (ma, paradossalmente, sul quale non si può vincere una scommessa infinita) della storia. Non sai se il nuovo giorno sarà quello in cui ti contagi o il contagio che hai già preso si manifesterà, non sai quale notizia triste ti accompagnerà fino al momento di assopirti, non sai quali lacrime manifeste dovrai accogliere o gemiti inespressi dovrai intuire, non sai se avrai la forza per piangere con chi piange cercando di capire se la tua compagnia dovrà essere di presenza consolante o silenziosa...
Ma voglio ricordami chi sono, oggi. Voglio attingere a un dono che, purtroppo, dimentico. Voglio credere davvero che, da quasi duemila anni, ogni alba è il prolungamento di quel momento in cui la storia, per sempre, è diventata nuova, annunciatrice non più del tempo che diventa passato polverizzando ogni vita, ma del futuro che valorizza il presente e ogni vita rende speranza.
Un sepolcro è stato ritrovato vuoto. Nessuno ha rubato il cadavere. La speranza ha un fondamento: Gesù. La speranza ha una fonte: Gesù. La speranza ha una via: Gesù. La speranza ha una meta: Gesù (1).
Il sole è sorto, da pochi momenti non è più nascosto dalle case che, ad est, vedo dal balcone della canonica. In questo unico nuovo giorno, mai tramontato dopo che Cristo lo inaugurò con la sua risurrezione, posso vivere sperando, anche se tutto mi dice che è pazzia, contro ogni speranza (2).
Inizio andando a lavare un po' di roba depositata nel lavello (altrimenti, la quotidianità sfugge e la speranza diventa vana utopia).
P.S.: sistemando prima dell'alba un po' del mio eterno disordine, mi capita tra le mani un volumetto, Educhiamoci alla speranza. Risale al 2014, sembra risalga a un era storica lontanissima, mi sembra già il titolo una profezia (nel senso biblico (3): ciò che rivela l'irruzione di Dio nella storia, chiarificando chi siamo e facendoci scoprire la strada della vita personale e comunitaria), profezia attualissima che vale la pena riprendere in mano per non dare l'ultima parola all'ansia, all'angoscia, alla paura, alla tristezza, al bisogno frustrato di una vita pre-covid che aveva smarrito la bellezza degli abbracci, delle strette di mano, dello stare insieme per godere dello sguardo degli altri... Non so se ci riuscirò, ma spero ogni giorno di trascriverne un piccolo paragrafo, per tornare ad educarci alla speranza.
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(1): vale la pena rileggere queste parole.
(2): Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 4, 18-25: [Abramo] credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. 19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. 20Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. 23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, 24ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
(3): interessante articolo.
giovedì 8 ottobre 2020
Le cose orribili del Cristianesimo/1
È vero, è vero... Vaticano, cristianesimo, preti, suore, madonne e santi... il male da estirpare... guardate cosa fanno:
https://photos.app.goo.gl/4Jn6RgxxVyak5o7m9
sabato 3 ottobre 2020
Angeli/1
Angelo santo,
stammi vicino!
Dammi la mano perché sono piccino.
Se tu mi guidi,
col tuo sorriso,
andremo insieme
in Paradiso!
venerdì 25 settembre 2020
26 settembre 2020
Domani, nel 1933, nasceva mia nonna Sina (Crocifissa Papa). La sua mamma si chiamava Giuseppina Cannizzaro (sperando di non sbagliare). Non credo di aver mai saputo nulla del suo papa e dei suoi nonni. Sono qui a scrivere di lei, di mia nonna, perché mi piace fissare da qualche parte il mio pensiero che non la dimentica, la mia preghiera per lei e sentirla vicina con la sua preghiera per me, in questo anno difficile, con le cose più semplici e belle rese complicate. Pensare a mia nonna mi porta la soddisfazione di tutto il bene (e il buono, inteso proprio gastronomicamente) che mi voleva.
Domani, nel 1926, nasceva il mio prozio Nené (Emanuele Di Giacomo). Compirà 94 anni, portando avanti la tradizione di famiglia (la mamma Catena e il fratello Giovanni morirono a 92 anni, la sorella Pina a 91, la sorella Maria - l'altra mia meravigliosa nonna - a 96 anni, 6 mesi e 4 giorni). Lunga vita allo zio Nené, testimone vivente di un mondo dal quale vengo e al quale appartengo e che, dimenticandomi di esserne discendente, penso non ci sia più. Lunga vita alla sua positività e allegria di persona semplice figlia di una società non ancora consumista, non ancora edonista, non ancora materialista, che solo da quasi due anni, per uno di quei controsensi della nostra fragile esistenza che vede i genitori sopravvivere ai figli, ho visto incrinarsi e trasformarsi in tristezza e malinconia.
Domani, nel 2016, Myriam Tamba, nel cui dna c'è la storia di un pezzo d'Africa, faceva quello che voleva nascosta nel grembo materno (nacque a novembre). La mia immaginazione galoppa sorridente all'infinito senza fermarsi al pensiero di cosa le mie nonne e sue bisnonne avrebbero combinato con lei e per lei... altro che globalizzazione e meticciato e "scontri" di civiltà!
Domani, nel 2020, spero di svegliarmi lieto a causa di chi mi precede e di chi mi segue.
lunedì 10 agosto 2020
Quando il 10 agosto diventa l'8 marzo a causa del giorno prima
Ho trovato un posticino tranquillo, stasera, e ho scritto il post precedente e adesso sto scrivendo questo. Peccato dover andar via, fra poco...
Ma prima di essere chiuso dentro, recupero quello che non ho fatto l'anno scorso, né quest'anno: gli auguri alle donne per l'8 marzo. Ieri, infatti, era il 9 agosto e quindi auguri di essere, ricercando voi stesse, un po' come lei.
Si chiama Edith, ma quando ha voluto cercare di capire la sua strada cambiando il suo nome è diventata Teresa Benedetta della Croce.
È nata ebrea, ma quando ha iniziato a cercare di capire la sua strada ha prima lasciato la religione della sua famiglia (e ogni riferimento a Dio), per poi riscoprirla in Cristo e decidendo di essere battezzata.
È cresciuta nella Germania di fine XIX secolo, inizio XX, ma quando la sua strada le chiedeva di non arrendersi (perché come donna forse poteva anche rassegnarsi), non lo ha mai fatto (e Husserl, il filosofo, le deve tanto, come studentessa che ha permesso al professore luminare di mettere ordine e pubblicare testi fondamentali).
È diventata monaca carmelitana, di clausura, ma quando la sua strada poteva allontanarla dagli altri ebrei, ha condiviso invece con loro persecuzione e campo di concentramento.
È martire della fede, riscoperta anche grazie a un metodo filosofico (con la ragione, cioè), è segno di unità tra noi cristiani e i fratelli ebrei, è intelligenza sopraffina, è donna che ha investigato col pensiero e con la vita il significato di essere donna nelle mutate condizioni sociali durante e dopo la Prima Guerra Mondiale.
Quando tornerà il 9 agosto, pensate a questo indomito spirito libero che con tutta se stessa non ha mai smesso d'interrogarsi e cercare la Verità. Auguri a tutte voi!
P.S.: per leggere anche gli auguri passati, usate questo link https://elefantesapiente.blogspot.com/search/label/8%20marzo?m=1
Dieci anni
Domani questo blog compie dieci anni. In questi dieci anni mi sembra di aver vissuto mille vite: sempre io, in posti diversi, in ruoli diversi, in momenti della vita tali da farmi pensare ad una parabola (quella della geometria analitica) e io che la percorro a volte in salita, a volte in discesa (finché non si trasforma in altro, e magari arrivo sull’orlo del precipizio perché vorrei forzare il suo campo d’esistenza ad essere diverso). Dieci anni di cui questo blog è una piccola traccia, uno spazio partito in anonimato e solo per me e presto diventato anche altro. Per i curiosi che vorrebbero ma non hanno tempo di scorazzare in lungo e largo attraverso i (tutto sommato pochi ) post del blog, vi linko il primo, il più letto, il meno letto (e siccome credo che a zero ce ne siano diversi, linko il meno letto e più vecchio*), l’ultimo prima di questo. E, chissà, fra dieci anni magari potremmo ritrovarci nuovamente qui!
*E invece, a meno che non sia riuscito a cercare bene, tutti i post hanno visualizzazioni superiori a zero: vi linko uno di quelli (forse il solo) che ha una sola visualizzazione!
1. elefantesapiente.blogspot.com/2010/08/summertime.html?m=1
2. elefantesapiente.blogspot.com/2017/09/cchi-e-ca-capita-biddiu3.html?m=1
3. elefantesapiente.blogspot.com/2010/11/ancora-commozione.html?m=1
4. elefantesapiente.blogspot.com/2020/07/cose-estive.html?m=1
sabato 11 luglio 2020
Cose estive
giovedì 18 giugno 2020
Cronache dalle lande sospese/5 (Tormento e speranza)
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
17che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
18«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
19Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
20Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
21Il popolo che io ho plasmato per me
Cronache dalle lande sospese/4
domenica 7 giugno 2020
È giunta mezzanotte...
Avrei infatti voluto dire, all'omelia che è stata necessariamente breve (magari i fedeli erano più contenti così), che la Santa Trinità, pur essendo espressione nata a furia di speculazione teologica, è qualcosa che va affrontata anche (forse soprattutto) da un versante, direi, affettivo. Attenzione: lungi da me ridurre la Santa Trinità a soap opera o romanzo rosa o marmellata sentimentale. Seguitemi, per favore.
1. Vangelo secondo Giovanni 1, 18:
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Nel seno del Padre: Gesù è in relazione con l'intimità del Padre. Insomma, pensate a un bimbo durante la gravidanza, non solo è dentro la sua mamma, ma è legato ad essa dal cordone ombelicale, è in relazione di unità con essa.
2. Vangelo secondo Giovanni 13, 23:
Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
Caro Giorgio...
Come va, lì dove sei ora? Chiariti tutti i dubbi? Ritrovati i tuoi grandi amori, alcuni divenuti i miei? Certo, forse il Fiorentino, magari il Marchigiano... ma il cantore dei sepolcri o il politologo rinascimentale? No, non voglio dubitare di Chi sa cosa c'è nel cuore dell'uomo tanto da saper come trovare uno spiraglio per lasciar vincere la Sua misericordia. Va bene, divago, hai ragione. Ma cosa dirti? Che il 9 marzo mi hai sorpreso come non facevi più probabilmente dalla fine del secondo liceo? E che questa sorpresa è stata dolorosa? Che, sperduto tra i mille rivoli della mia vita, non sono più riuscito a trovare un'occasione per te e mi dispiace? Che, per colpa o grazie a te, mi sono ritrovato a circa trent'anni a fare un esame di latino (semplice quanto vuoi) con l'incoscienza di chi sa di non aver problemi? O, peggio, a lanciarmi in un lavoro di lessicografia su testi in latino?
Stasera c'era una luna splendida in cielo... Leopardi...
Siamo nella domenica della Trinità... Dante...
Mi piace Camilleri... Verga, Pirandello...
Devo continuare? Certo, i ricordi di cinque anni insieme sono impastati di sensazioni di vario tipo. Ricordo quegli anni, non solo il Liceo, come anni terribili e splendidi, anni in cui ciò che mi terrorizza nel ricordarli risplende a volte luminoso e ciò che risplende nella mia memoria mi terrorizza... anni di contraddizioni scoperte dopo e molto dopo ancora, in cui però, oscillando anche tu tra terrorizzante e splendente, ho messo in me semi importanti. Non so se ti ho mai ringraziato e non so di preciso per cosa farlo, per non ridurre il grazie a cose scontate che ogni professore dona ai suoi alunni. Però, oggi, a ventisette anni quasi dalla fine del Liceo, una cosa è sempre più chiara: tanta gente incontri nella vita e diverse persone lasciano ricordi nella tua vita, ma alcune diventano tue amiche e come tali le ritrovi, anche dove e quando meno te lo aspetti, a continuare con te nel tuo profondo una sorta di dialogo, baruffa, litigio, incitamento, lotta, incoraggiamento, cammino.
Mi cammini dentro, professore. Non sono tornato al lei, è una seconda persona singolare. Sì, è un indicativo, quel "cammini". Mi cammini dentro, ma so ormai reggere l'urto con chi "entra col piede sinistro" nella mia vita, perché mi cammini dentro col tuo (nostro!) memento audere semper.
A proposito, che ci sia da quelle parti anche Catullo? Ecco, forse bastava solo lui...
Caro Giorgio, odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio e sorrido sornione, immaginando anche sul tuo viso, se non sorrisi, almeno le rughe profonde di chi s'interroga sui suoi tentativi di tirar fuori da noi studenti adolescenti un po' di maturità.
Preparati perché, ora che finalmente sai cosa ho combinato con la tesina che non sono mai riuscito a regalarti, un giorno dovrai dirmi che ne pensi. Salutami il prof. Alfieri (no, lui continuo a chiamarlo così, non sono ancora pronto per il tu). E come solo voi che siete al di là sapete fare, metti una buona parola per me e preparami la strada (sì, bravo, un po' come Virgilio, Beatrice e san Bernardo).
Può essere che tornerò a disturbarti!
Intanto, a Dio!
sabato 6 giugno 2020
Cronaca dalle lande sospese/3
martedì 2 giugno 2020
Anni '70/parte 1
venerdì 10 aprile 2020
Una, due, tre... mille croci...
venerdì 20 marzo 2020
Cronache dalle lande sospese/2
Appunto dato il generale clima di sospensione, mi reco dove essa è somma e regna (almeno per me, che ancora sostengo che ci sarà la risurrezione della carne). Passeggio, prego, cerco i miei cari mai conosciuti o per poco, non trovo invece mio nonno (ma... ricordo che... chiederò). Infine...
Era da tanto che non vedevo le vostre foto, effetti luminosi che dagli occhi risalgono alla mente (oltre la foto, si che le vostre spoglie mortali sono lì) e al cuore (invecchio, mi sono emozionato parecchio).
Sarei rimasto all'infinito lì, in attesa con voi del compimento dei tempi, magari per essere il primo a riabbracciarvi, visto che in ogni caso in parrocchia è sospesa pure la messa.
Ma urge la preghiera, con voi, per le altre anime, per i vivi che non si ammalino, per i vivi ammalati che guariscono, per tutti gli uomini perché siano illuminati e non perdano umanità. Pregate per tutti noi, care nonne!
È stato un passaggio importante, questo al cimitero.
Come avvicinarsi all'orizzonte di tutto, verso ciò che sospeso non è mai, anzi, regge ogni attimo del tempo e ogni punto dello spazio.
Un riempirsi l'infinito, mentre l'Italia precipita nell'indeterminato.